Crocifisso per stupro di una bambina. La realtà, però, è ben diversa

In questi giorni, su Facebook, sta avendo diffusione virale la notizia di un messicano di 24 anni torturato e crocifisso per aver stuprato una bambina. Scavando scavando, però, si scopre che potrebbe trattarsi di un regolamento di conti tra narcotrafficanti...

Crocifisso per stupro di una bambina. La realtà, però, è ben diversa

Di recente, Google e Facebook hanno dichiarato guerra alle bufale, in particolar modo dopo che la circolazione di informazioni false o non verificate – sui social – è stata ritenuta una delle concause della vittoria del miliardario Donald Trump alle ultime presidenziali USA. Eppure, proprio in questi attimi, la Rete e le piattaforme social continuano ad essere popolate di notizie che, pur di acchiappare qualche click, non si curano di verificare fatti, fonti, e dettagli: come nel caso della notizia del 24 enne messicano castrato e crocifisso per aver violentato una bambina.

La notizia in questione è stata riportata, in Italia, dai portali “informazione alternativa” Newsitalys.com e Coscienzaitaliana.it e, da quel momento, ha ottenuto – quasi immediatamente – una virale diffusione (5000 condivisioni) sul social di Mark Zuckerberg grazie, se così si può dire, ad un titolo concepito, appositamente, per suscitare indignazione (“avrebbe violentato una bambina”. 

Qualcosa di strano, però, emerge sin da subito, leggendo il testo della notizia: quivi, infatti, si spiega che il 24 enne messicano – E. M. Cruz – avrebbe violentato, nei pressi di una fabbrica, una ragazzina che usciva dal lavoro: come si può notare, l’età della vittima è cambiata. Il reato è sempre grave ma, ora, non si fa più menzione di una “bambina”. 

Altro elemento teso a suscitare più di qualche dubbio: la notizia non è fresca ma è datata Settembre 2012, quando venne riportata, più o meno senza troppe variazioni, dai website messicani Nnc.mx e Noticias.terra.com.mx: in questo caso, addirittura, non si parla nemmeno più di una “ragazzina” ma di una “mujer”, ovvero di una donna adulta

Proseguendo nell’analisi delle fonti iniziali, si nota come – quasi sicuramente – la notizia in questione sia partita dal sito in lingua spagnola “Mx-News.com” il quale – sempre nel 2012 – fa un po’ più di luce sull’accaduto, spiegando che l’uomo – Eladio Martínez Cruz – era sì stato arrestato dalla polizia che, però, non aveva ancora formalizzato un’accusa: proprio mentre stava per essere condotto in carcere, due furgoni pieni di criminali armati avrebbero fermato il cellulare delle forze dell’ordine e rapito l’uomo, poco dopo fatto ritrovare – in effetti – crocifisso a un cartello stradale.

Sin qui, si potrebbe pensare a criminali con un senso dell’onore notevole. Però, come fa giustamente osservare l’esperto di debunking (smascheramento bufale) David Puente, i cartelli della droga messicani, a volte, possono anche essere di forte impronta cristiana (es. i Cavalieri Templari, o Caballeros Templarios) e, in caso di punizioni, hanno la spiacevole abitudine di appendere le persone ai cartelli stradali, o impiccandole dal collo, o tenendole per i piedi, dopo averle torturate. E perché farebbero tutto questo? Lo si può capire dal cartello affisso proprio al malcapitato E.M Cruz ove si faceva riferimento ai pettegoli (“chismosos”) ed ai traditori (“traidores”): insomma, in pura logica da gangster, l’uomo oggetto della notizia virale di questi giorni sarebbe stato ucciso o perché avrebbe tradito i cartelli della droga messicani (magari, parlando troppo), o come segnale per qualcun altro accusato di simili “misfatti”

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