Attento a ciò che pubblichi su Facebook. Potresti venir scartato sul lavoro

Secondo una ricerca pubblicata da Adecco in collaborazione con l'Università del Sacro Cuore di Milano, sembra che almeno il 35% dei recruiter abbia scartato dei potenziali candidati a causa dei contenuti (profilo, post, rete sociali) pubblicati in rete

Attento a ciò che pubblichi su Facebook. Potresti venir scartato sul lavoro

I social network sono entrati sempre di più nella vita delle persone: nati come piattaforme per consentirci di rimanere in contatto con i nostri cari o vecchi compagni di scuola, questi strumenti sono diventati rapidamente un modo di esprimere – in toto – la propria identità. Proprio per questo motivo occorrerebbe fare molta attenzione prima di pubblicare qualcosa, che sia in forma di testo o di immagine.

Adecco, società attiva nel recruiting, in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano, ha – infatti – pubblicato una ricerca nella quale si evince come ben il 35% dei selezionatori abbia scartato dei potenziali candidati all’assunzione a causa di qualche contenuto “inappropriato” rilevato nel relativo profilo social.

Il dato in sé, spiega la Adecco, non deve sorprendere più di tanto: con la grande diffusione di internet e, in particolare, dei social network, ormai l’80% dei candidati e il 64% dei recruiter utilizzano i network sociali per cercare o selezionare il lavoro. Insomma, nell’epoca attuale, sarebbe normale dare un’occhiata alla rete, sia per trovar lavoro che per scegliere il miglior candidato a quel dato incarico.

E cosa guardano in particolare i recruiter? Non solo la foto (che pure è importante)! La cosa che più viene controllata, ed a ragione, è la coerenza tra ciò che si sostiene nel curriculum vitae e quel che si scrive nel proprio profilo (75.5%), in seguito si passa ad analizzare i contenuti pubblicati (57.3%) e non si trascura nemmeno la rete dei propri contatti sociali (67.1%).

Insomma, per quanto un profilo possa essere personale, è sempre meglio prestarvi una cura sufficiente a dare una buona immagine di sé, posto che quest’ultima è un po’ come l’abito che indossiamo in pubblico: nessuno assumerebbe mai qualcuno dall’aria sporca e trasandata. Perché dovrebbe farlo con qualcuno che pubblica foto in cui è ubriaco o profili in cui ha, tra i contatti, solo “signorine della notte”?

I social network stanno influenzando molto la vita lavorativa: ne sa qualcosa il dipendente britannico che è stato licenziato per un “like” ad una foto.

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