YouTube: grosse novità per Music e TV, repulisti pro Hong Kong, problemi con la comunità LGBT

YouTube, piattaforma multimediale del gruppo Alphabet (Google), continua a macinare novità per gli spin-off Music e TV, oltre a bonificare i propri contenuti dalla disinformazione attribuita a Pechino. Gli algoritmi, però, sembrano penalizzare i contenuti LGBT

YouTube: grosse novità per Music e TV, repulisti pro Hong Kong, problemi con la comunità LGBT

Come spesso accade nelle ultime settimane, YouTube sta rilasciando diverse novità a favore di YouTube Music, sempre più competitivo nel panorama del music streaming, e di YouTube TV, ancora più completo che agli esordi: il tutto più o meno nelle stesse ore in cui la piattaforma, reduce da un eccellente ripulisti contro la disinformazione cinese su Hong Kong, finiva in un gorgo di polemiche per divergenze con la comunità LGBT americana. 

La prima novità di quest’inizio di settimana youtubbiano riguarda una funzionalità da tempo attesa dai fan dello spin-off YouTube Music che, pur mancando ancora di un cloud locker per caricare i propri mp3, e della migrazione delle playlist dall’ormai pensionando Play Music (del quale non è più possibile regalare gli abbonamenti), quanto meno, a partire dalla release 3.29 (via aggiornamento da server remoto) per Android/iOS, riesce finalmente a riordinare la musica secondo criteri differenti dal mero filtraggio cronologico previsto in “Aggiunti di recente”.

Quest’ultimo resta la modalità predefinita di organizzazione del bouquet musicale di un utente ma, accedendo alla sezione Libreria, le categorie delle playlist, degli album creati, degli artisti seguiti, o dei brani apprezzati, mediante un menu a discesa, potranno essere, ciascuna in modo indipendente dalle altre, organizzate anche per via alfabetica, in senso progressivo (A-Z) o regressivo (Z-A): peccato che, al momento, tale filtro non risulti applicabile anche ai file locali indicizzati nella directory “File dispositivo”. 

Sempre in dote a YouTube Music giunge una nuova funzionalità, che fa il verso alla playlist “New Music Friday” di Spotify ed alla compilation “New Music Daily” (ex Best of the week) di Apple Music: si tratta di “Released” (Rilasciati), una nuova playlist, rappresentata da una scheda che in Home occupa l’intera larghezza della schermata, volta a proporre le 50 tracce musicali più in voga in settimana, con aggiornamenti periodici fissati il venerdì. Secondo le immagini diffuse in Rete, l’iniziativa, all’esordio con “Lover” di Taylor Swift, propone la copertina dell’album dell’artista di punta, sormontata dall’icona circolare di YouTube Music: una volta entrati nella nuova sezione, sarà possibile riprodurne i brani in ordine casuale, o aggiungerli tutti in blocco alle proprie raccolte.

Altra perla del gruppo di Mountain View, anche YouTube TV ha guadagnato qualcosa, con il bouquet di canali a pagamenti offerti previo abbonamento unico mensile che, ora, si arricchisce di due nuovi network, come Acorn, contenitore di contenuti british, e Urban Movie Channel, incentrato su film e serie TV con attori di colore. 

Intanto, dopo Facebook e Twitter, anche YouTube, dando un chiaro segnale in vista delle presidenziali americane del 2020, è intervenuta nell’affaire Hong Kong, disattivando 210 canali accusati, spiega la piattaforma nel blog ufficiale di Google, di aver intrapreso un’azione coordinata, mediante account celati dietro VPN (implicitamente riconducibili a Pechino), mirata a falsare il dibattito sui fatti in corso di svolgimento nell’ex colonia britannica di Hong Kong. 

Non è, però, andata bene allo stesso modo con la comunità LGBT, che avrebbe accusato (con tanto di denunce) YouTube di aver discriminato i contenuti a tema gay o lsb (o quelli prodotti da artisti della scena arcobaleno), riducendone le inserzioni pubblicitarie, non facendoli comparire tra i contenuti suggeriti o ricercati (in quanto etichettati come temi “sensibili”), e senza neanche moderare le offese ai contenuti in questione, sovente apparse tra i commenti. Interpellato da BBC News, un portavoce della piattaforma ha spiegato che la stessa non agisce in base a identità di genere od orientamenti sessuali, lasciando intendere che le misure adottate fossero da imputare a “violazioni delle regole sulle inserzioni pubblicitarie“.

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