Telegram: intimidazioni in Russia, ritiro post a pagamento su iOS causa Apple

Ancora brutte notizie per Telegram che, dopo aver dovuto rinunciare a un'interessante novità su pressione di Apple, è stata soggetta a intimidazioni nella natia Russia.

Telegram: intimidazioni in Russia, ritiro post a pagamento su iOS causa Apple

Reduce da una bella mazzata in Germania, dove la piattaforma ha beccato una multa di 5 milioni di euro, la messaggistica istantanea Telegram, diretta dal russo (ma nemico di Putin) Pavel Durov (fondatore pure del social VKontakte, il Facebook russo), è stata stangata anche da Apple e, come se non bastasse, soggetta a intimidazioni in Russia.

Andando per ordine, nei giorni scorsi Telegram ha cominciato a sperimentare un sistema per consentire agli autori di monetizzare, trattenendo in pratica il 100% di quanto incassavano, tramite il sistema dei post a pagamento nei Canali, una funzione che in pratica richiedeva di pagare una modesta corvè, es. di 1 euro, per poter leggere un determinato contenuto, con il pattuito che veniva scalato dalla carta di credito registrata presso “bot di pagamento di terze parti“, andando ad aggirare il sistema di Apple che, su iOS, richiede che tutti gli acquisti in-app passino per  il suo sistema di pagamenti integrato, grazie al quale può trattenere il 30% di ogni transazione.

L’esperimento, però, almeno su iOS, ha avuto vita breve, visto che Telegram ha dovuto ritirare la funzione dei post a pagamento, oscurati dietro paywall, nei Canali visto che, altrimenti, sarebbe stata estromessa dall’App Store. Nel confermare che “lavorerà per offrire ai creator strumenti potenti e semplici per monetizzare i loro contenuti al di fuori del ristretto ecosistema Apple“, il CEO di Telegram, Durov, si è auspicato che si intervenga “prima che Apple distrugga più sogni e schiacci più imprenditori con una tassa più alta di qualsiasi IVA imposta dal governo“.

Passando a quel che accade in Russia, nelle scorse ore il quotidiano ucraino di lingue inglese Kyiv Post, tramite il corrispondente Jason Jay Smart, ha riferito del blocco di Telegram nella federazione russa. Poche ore dopo, però, è stato smentito da fonti del governo di Mosca, secondo le quali per Telegram il blocco è per ora escluso, e che si è trattato di una “limitazione all’accesso” della piattaforma, varata su richiesta del procuratore generale della Federazione Russa.

L’ex agenzia stampa ufficiale dell’URSS, e per un certo tempo della Russia (prima di confluire nel gruppo di mass media di stato Rossiya Segodnya), Ria Novosti, ha poi posto termine, si fa per dire, alla questione, spiegando che Telegram, anche se ancora non disponibile, è “scomparso dal registro delle risorse limitate da Roskomnadzor” (l’ente federale russo per la supervisione delle comunicazioni).

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