Telegram: multa in Germania, in test i post a pagamento nei Canali

Telegram, bersagliata da una salatissima multa in Germania, tenta di lasciarsi le difficoltà alle spalle con l'ennesimo strumento di monetizzazione discreta, rappresentato dal varo dei post a pagamento nei Canali.

Telegram: multa in Germania, in test i post a pagamento nei Canali

Telegram, la messaggistica russa (ma non Putiniana) rivale di WhatsApp, nelle scorse ore, avrebbe preso a sperimentare diffusamente la funzione dei post pagamento nei Canali: nel mentre, si attende che presenti ricorso per una salatissima multa beccata in Germania. 

La prima notizia riguardante Telegram verte su una multa ricevuta in Germania, che ci impone un piccolo recap della vicenda. Le autorità tedesche temono da tempo che la piattaforma di Durov stia diventando un mezzo di radicalizzazione, come appurato dalla collaborazione (confermata dal giornale Der Spiegel) tra la messaggistica e l’Ufficio di polizia criminale tedesco in merito a reati relativi ai minori e al terrorismo.

Nei mesi scorsi, il Bundesamt für Justiz, ovvero l’Ente Federale di Giustizia, aveva contattato il quartier generale della piattaforma, sito a Dubai, per far presente le sue perplessità sul fatto che Telegram non avesse implementato gli “opportuni canali di segnalazione di contenuti illegali” (per “l’esame di conformità con le specifiche del NetzDG“, il Network Enforcement Act del 2021/2022). Inoltre, non era stata stabilita in Germania un’entità, da parte dell’azienda, in forma di persona o istituzione che, a un indirizzo di servizio, ricevesse le comunicazioni ufficiali (documenti con effetto giuridicamente vincolante) dalle autorità o dai tribunali teutonici. 

All’epoca, Telegram non rispose, pur sollecitata dalle autorità emiratine ma, in seguito, ha inoltrato una comunicazione che non ha fugato il dubbio dell’Ente Federale di Giustizia che, di conseguenza, ha comminato alla società erogatrice della messaggistica, Telegram FZ-LLC, una multa complessiva di 5,125 milioni di euro (4,25 milioni di euro per la prima violazione, 875.000 euro per la seconda). A questo punto, si attende il ricorso di Telegram.

Nel frattempo, la messaggistica rivale di WhatsApp, che già aveva preso a monetizzare con l’abbonamento Telegram Premium, ha preso a diffondere, secondo l’esperto di social media Matt Navarra, ampiamente in vari Canali, la sperimentazione dei post a pagamento. Questi ultimi, in pratica, appaiono come offuscati, quasi dietro un vetro con pioggia e, per essere visiti o meglio “sbloccati“, richiedono il pagamento di una somma, es. 1 euro, che verrà pagata inserendo direttamente nell’app i dati di pagamento della propria carta di credito.

Al momento, non si escludono reazioni da parte di Apple, magari con l’esclusione di Telegram dal suo AppStore, posto che Cupertino richiede che i pagamenti degli acquisti in-app nelle app che distribuisce passino per il suo sistema integrato di pagamenti, grazie al quale applica una tassazione del 30% sulle relative entrate delle transazioni

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