Spotify, il gigante dello streaming musicale, si prepara a modificare i prezzi dei suoi abbonamenti in numerosi Paesi in Europa e America Latina a partire dalla prossima estate, con un aumento previsto di circa 1 euro per gli abbonamenti individuali. Questo incremento, che entrerà in vigore già a partire da giugno, non riguarderà invece gli Stati Uniti, dove la piattaforma aveva già aumentato i prezzi nel luglio 2024.
La mossa arriva in un momento in cui l’industria musicale sta attraversando una fase di rallentamento, e Spotify cerca di rispondere alle pressioni del settore per aumentare la propria redditività. Secondo quanto riportato dal Financial Times, la decisione di Spotify è stata presa dopo le richieste provenienti dalle principali etichette discografiche, le quali sottolineano da tempo che i costi per gli utenti sono cresciuti a un ritmo inferiore rispetto all’inflazione.
Le grandi etichette stanno spingendo affinché piattaforme come Spotify, Apple Music e Amazon Music adeguino le proprie tariffe per allinearsi ai crescenti costi dell’industria musicale. Nonostante gli aumenti, un abbonamento mensile a Spotify negli Stati Uniti è passato da 9,99 dollari, fissato quattordici anni fa, a 11,99 dollari, mantenendo comunque un prezzo inferiore rispetto ai servizi di streaming video come Netflix.
In alcuni Paesi europei, come Paesi Bassi e Lussemburgo, i prezzi sono già aumentati nelle scorse settimane, ma l’obiettivo di Spotify è di estendere questa iniziativa in modo molto più ampio nei mesi a venire. Questo è in parte dovuto al rallentamento della crescita dell’industria musicale globale, che, secondo i dati dell’IFPI, ha visto una significativa contrazione nei ricavi nel 2024. Questa spinta verso l’aumento dei prezzi arriva anche in concomitanza con il concetto di “Streaming 2.0“, un nuovo modello che mira a diversificare le offerte musicali con versioni premium e più costose.
Spotify sta infatti lavorando a una nuova proposta di abbonamento “super-premium“, che negli Stati Uniti dovrebbe costare circa 6 dollari in più rispetto alla tariffa base. L’offerta includerebbe vantaggi esclusivi per gli utenti più appassionati, come l’accesso anticipato a nuovi brani o la possibilità di acquistare in anteprima biglietti per concerti.
Apple, Amazon e YouTube stanno seguendo una direzione simile, ma al momento i dettagli su questi piani sono ancora in fase di sviluppo. Il CEO di Universal Music Group, Lucian Grainge, ha introdotto ufficialmente il concetto di “Streaming 2.0” nel settembre 2024, presentandolo come la nuova fase dello streaming musicale, destinata a “crescere enormemente” in valore.
Tuttavia, persiste il dubbio su come il pubblico risponderà a questa evoluzione del mercato, dato che i consumatori sono ormai abituati a un accesso illimitato alla musica globale a un prezzo contenuto. Con la Borsa che premia Spotify, il valore delle sue azioni è più che raddoppiato nell’ultimo anno, grazie a una crescita degli abbonati e al ritorno alla redditività. Tuttavia, la domanda che gli analisti continuano a porre è se gli utenti siano disposti a pagare di più per un servizio che ha reso la musica accessibile a tutti a prezzi relativamente bassi per oltre dieci anni. Il rischio è che i consumatori, dopo aver beneficiato per anni di tariffe contenute, possano sentirsi insoddisfatti di nuovi aumenti, specialmente se non ci sono innovazioni tangibili che giustifichino il costo aggiuntivo. Se il modello super-premium si dimostrerà effettivamente un successo dipenderà dalla capacità di Spotify e degli altri servizi di offrire vantaggi reali e concreti, come l’accesso anticipato ai contenuti esclusivi.