Due tra le più popolari piattaforme social basate sulla condivisione di immagini stanno vivendo giorni intensi, tra tensioni legali e innovazioni in campo AI. Da un lato Instagram finisce nel mirino della Motion Picture Association per l’uso non autorizzato del marchio PG-13 nella gestione dei contenuti destinati ai più giovani. Dall’altro Snapchat si prepara a integrare Perplexity, portando risposte basate su intelligenza artificiale direttamente dentro le chat. Due direzioni molto diverse, ma che testimoniano come l’evoluzione dei social non passi più soltanto per nuove funzioni creative, bensì per sicurezza e informazione consapevole.
Instagram sotto pressione: il caso PG-13 accende il dibattito sulla tutela dei minori
Meta ha annunciato su Instagram recentemente una serie di nuovi filtri pensati per gli account dei teenager, presentandoli pubblicamente come contenuti «simili a quelli che vedrebbero in un film PG-13». Un riferimento che non è piaciuto alla Motion Picture Association, l’ente statunitense incaricato di classificare i film in base alla fascia d’età consigliata. L’associazione ha infatti inviato una diffida formale all’azienda guidata da Mark Zuckerberg, accusandola di utilizzare impropriamente un sistema di valutazione riconosciuto in tutto il mondo senza alcuna autorizzazione. Il Wall Street Journal ha riportato per primo la notizia, sottolineando come già durante l’annuncio iniziale Meta non avesse coinvolto l’MPA. La lettera inviata il 28 ottobre e visionata da The Verge parla chiaro: secondo l’associazione, l’uso del termine PG-13 sarebbe «letteralmente falso e altamente fuorviante» per genitori e giovani utenti, rischiando di minare la credibilità dell’intero sistema di classificazione cinematografica. L’MPA sostiene infatti che i filtri di Instagram non passino attraverso il rigoroso processo ufficiale previsto per i lungometraggi.
La risposta di Meta è arrivata poco dopo, con toni fermi ma concilianti. La società ha rivendicato la piena legittimità dell’espressione, specificando che non ha mai dichiarato che i contenuti della piattaforma siano certificati dall’MPA. La tecnologia di moderazione di Instagram per i minori, secondo l’azienda, si ispira semplicemente a criteri ampiamente riconosciuti per facilitare la comprensione da parte del pubblico. È evidente però che nessuna delle due parti sembra disposta a fare un passo indietro, aprendo la strada a un possibile contenzioso che potrebbe diventare un precedente significativo per l’intero settore dei social network e della protezione dei più giovani online.
Snapchat spinge sull’informazione: Perplexity arriva in chat
Se Instagram si ritrova a gestire tensioni legali, Snapchat sceglie una strategia diametralmente opposta, puntando tutto su conoscenza e verificabilità. La piattaforma ha infatti annunciato un accordo con Perplexity che porterà la sua AI conversazionale direttamente all’interno delle chat, consentendo agli utenti di ottenere risposte chiare, aggiornate e basate su fonti verificabili. È la prima volta che un partner esterno di intelligenza artificiale viene integrato a questo livello su Snapchat, che oggi conta quasi un miliardo di utenti attivi mensili.
L’obiettivo dichiarato dal CEO Evan Spiegel è quello di rendere l’AI «più personale, sociale e divertente», affiancando a conversazioni e contenuti anche un motore di ricerca conversazionale sempre a portata di mano. Perplexity coesisterà con il già noto My AI, ma con una missione precisa: diventare il riferimento per i dati verificati, aiutando soprattutto i più giovani a orientarsi tra notizie e curiosità del mondo reale senza dover uscire dall’app. L’intesa comporta per Perplexity un investimento importante nei confronti di Snap, una cifra vicina ai 400 milioni di euro distribuiti tra liquidità e quote societarie, che rientrerà grazie ai ricavi attesi a partire dal 2026. Restano però aperte le questioni legate alla privacy, poiché i messaggi inviati al servizio potranno essere utilizzati per personalizzare ulteriormente l’esperienza della piattaforma: un elemento che potrebbe richiedere maggiore trasparenza per non spaventare un’utenza particolarmente sensibile al tema dei dati personali.