Inaspettatamente e con un certo anticipo rispetto alle attese, Google ha annunciato la prima Developer Preview del venturo Android P (Pistacchio?), il sistema operativo mobile che raccoglierà l’eredità dell’ancor poco diffuso Android Oreo. Eccone le principali caratteristiche, palesi o meno.
Le prime novità del nuovo Android P riguardano l’estetica. L’area popolata di toggle (più eleganti nel tratto, e capaci di adattarsi al tema scelto) – come di consueto collocata in alto – si scrolla in verticale e non più in orizzontale: le notifiche – invece – sono più pratiche, dacché potranno contenere immagini, gli avatar di chi ci contatta, suggerimenti per le risposte rapide, ed un excursus sulle conversazioni avute col medesimo mittente anche in (G)mail, in modo che gran parte delle interazioni possano essere smaltite direttamente da quest’area, senza dover aprire la relativa app di messaggistica. In ogni caso, dover aprire, ed usare, un’applicazione sarà più scorrevole, in virtù del nuovo “compilatore ART”.
Tra gli altri elementi palesi e innovativi del nuovo sistema operativo Android, l’estensione dell’autenticazione via impronta digitale in più contesti (e con un’interfaccia più univoca e corredata di istruzioni), più funzioni per l’autofill del testo, il supporto all’HDR completo (VP9 Profile 2), una migliore autonomia grazie ad affinamenti in varie aree (App Standby, Background Limits, Doze), la possibilità di localizzare la propria posizione all’interno degli edifici grazie al supporto verso il protocollo IEEE 802.11mc (si triangola l’utente in base alla distanza da massimo 3 access point) e – in ambito sicurezza – la scelta di bloccare l’accesso ai sensori più indiscreti (microfono, videocamera) alle app non in primo piano, ovvero in background (o in “idle”).
Non mancano feature decisamente pratiche: quando si inserisce un cavo microUSB viene chiesto quale modalità attivare (es. trasferimento dati), mentre i controlli audio sono posti a destra, con uno slide che gestisce i contenuti multimediali, le modalità audio, e le periferiche di output Bluetooth associate (es. cuffie). Gli screenshot, ora, dispongono di una sorta di editor che permette di applicare filtri, scrivere annotazioni sul frammento catturato, etc, senza dover ricorrere ad app di terze parti.
Tra gli elementi, invece, invisibili – oltre ad un Easter Eggs psichedelico – troviamo la possibilità per gli sviluppatori di avvalersi del machine learning e delle reti neurali inclusi in alcuni processori (es. negli ultimi Kirin), la facoltà di simulare ben 3 dimensioni di notch per adattare l’interfaccia delle app che svilupperanno, ed il supporto nativo alla multicamera che migliorerà la realizzazione degli effetti Bokeh, delle immagini stereo, e degli zoom privi di interruzioni.
La prima developer preview di Android P può già essere scaricata e provata, attualmente solo sui device Pixel (normali ed XL) di 1° e 2° generazione.