Google ha annunciato la chiusura definitiva di Archivio Album, il servizio che permetteva agli utenti di creare e ordinare album fotografici online. Si tratta di una decisione che era stata comunicata già a giugno 2020, ma che ora è diventata ufficiale con la fissazione della data ultima per salvare i propri album: il 30 settembre 2021. Archivio Album era nato nel lontano 2002 come un’estensione di Picasa, il popolare software di gestione e modifica delle foto acquisito da Google nel 2004 (e chiuso nel 2016).
Il servizio offriva agli utenti la possibilità di caricare le proprie foto su internet e di organizzarle in album tematici, personalizzabili con titoli, descrizioni e layout. Gli album potevano essere condivisi con altri utenti tramite link o email, oppure stampati in formato cartaceo grazie alla collaborazione con diversi partner.
Nel corso degli anni, però, Archivio Album ha perso appeal e utenza, soprattutto dopo il lancio di Google Foto nel 2015, che ha integrato le funzionalità di Picasa e offerto uno spazio illimitato di archiviazione sul cloud. Google Foto ha anche introdotto delle funzioni avanzate di intelligenza artificiale, come il riconoscimento facciale, la creazione automatica di collage e video, e la possibilità di cercare le foto per luogo, data o soggetto. Google ha quindi deciso di dismettere gradualmente Archivio Album, chiudendo prima la possibilità di creare nuovi album (a partire dal 1° maggio 2016) e poi quella di modificarli o stamparli (a partire dal 1° novembre 2018).
Ora, gli utenti che hanno ancora dei vecchi album su Archivio Album hanno tempo fino al 30 settembre per scaricarli o trasferirli su Google Foto. Per farlo, basta accedere al sito https://get.google.com/albumarchive/ e seguire le istruzioni. Se non si effettua nessuna azione entro la data indicata, tutti gli album verranno eliminati definitivamente.
La chiusura di Archivio Album è l’ennesimo esempio della politica di Google di abbandonare i servizi che non riscuotono più il successo sperato o che diventano obsoleti. Tra i tanti esempi, possiamo ricordare Google Reader, il lettore di feed RSS chiuso nel 2013; Google Plus, il social network chiuso nel 2019; Google Hangouts, la piattaforma di messaggistica e videochiamata chiusa nel 2020; e Google Play Music, il servizio di streaming musicale chiuso nel 2020.
Alcuni di questi servizi sono stati sostituiti da altri più moderni e funzionali, come Google News, YouTube Music e Google Meet; altri sono semplicemente scomparsi. Google ha anche creato un sito web dedicato ai suoi “cimiteri” digitali, chiamato Killed by Google (https://killedbygoogle.com/), dove è possibile consultare la lista completa dei servizi chiusi dalla società, con le relative date e le motivazioni. Un modo per rendere omaggio ai progetti che hanno fatto la storia del web, ma che non hanno resistito alla prova del tempo e della concorrenza.