Ecco perché le emoji vengono spesso interpretate in maniera sbagliata

Una ricerca recentemente apparsa sul web spiega che le emoji non sempre rendono le comunicazioni chiare come dovrebbero. A volte le emoji vengono interpretate in maniera erronea. Ecco perché.

Ecco perché le emoji vengono spesso interpretate in maniera sbagliata

Si dice che gli smartphone abbiano fatto riscoprire il piacere di scrivere. Può darsi: tuttavia, onde accrescere la comprensione di quanto viene detto, è spesso d’uopo usare le emoji. Il problema è che non sempre le emoticons ultime vengono interpretate in maniera corretta.

Le emoticons servono a rendere, nello scritto, il tono che si ha nella conversazione audio, in presenza o meno che sia. Insomma, servono a capirsi, almeno in teoria. Infatti, secondo uno studio pubblicato in rete in questi giorni, sembra che non sempre le celeberrime emoticons (ecco quella più usata del 2015) sarebbe comprese in modo inequivocabile.

Prendiamo il caso dell’emoticon “grin face”. L’emojipedia, la Wikipedia delle emoticons, spiega che tale iconcina è stata introdotta ufficialmente dal consorzio Unicode nel 2012 e che può essere definito come un viso che sorride a bocca aperta e con gli occhi rappresentati da piccoli cerchi.

Bene, a livello teorico, com’è facile capire, tale icona è connotata di un senso positivo. Lo studio di cui parliamo, però, ha scoperto che, nel 70% dei casi testati, quest’emoji veniva percepita ed usata con un’accezione negativa: ciò avveniva a seconda di come veniva disegnata dall’applicazione o, peggio ancora, dal device mobile che la adottava per le sue app.

Ad esempio, a livello di resa grafica, la “grin face” di Samsung è corretta: grazie anche al rossore sulle gote, è facile capire che tale emoticon veicoli sentimenti positivi. Idem nel caso di LG: anche Microsoft e Google che hanno inserito i denti serrati nella grafica sono riusciti a trasmettere emozioni positive, per lo più orientate ad un autocompiacimento. Un po’ meno bene, sulla griglia dei valori, va per la grin face di Apple che, per molti, è stata legata a sentimenti “sad”, ovvero tristi, negativi.

La soluzione proposta dallo studio, per evitare futuri equivoci nei messaggi testuali, è che ogni emoji sia rappresentata in modo pressoché univoco da tutti gli operatori hardware e software lasciando solo minime possibilità di personalizzazioni finali. Anche la valutazione di quale sarà l’effetto riscontrato presso l’utente finale sarebbe una prassi buona e giusta.

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