Sin dall’introduzione della crittografia end-to-end, WhatsApp si è fatta spesso vanto di essere un’applicazione estremamente sicura, a prova di intercettazioni, e di backdoor governative: eppure, proprio in queste ore, è emersa la notizia secondo cui il celebre messenger in verde, di proprietà di Facebook, sarebbe ben spiabile, e grazie ad applicazioni del tutto legali.
A diffondere l’allarme, nelle prime ore del 2 Ottobre, è stata l’agenzia stampa AdnKronos, che ha riportato un elenco delle applicazioni “incriminate”. Una delle più temibili, dell’elenco fornito, è “WhatsAgent”: in barba alla possibilità diWhatsApp di celare l’ultimo accesso effettuato, e di rimuovere la spunta di avvenuta lettura, tale app permette di indicare 2 numeri da “seguire”, e – da quel momento – sarà possibile ricevere notifiche quando l’utente si connette, quando si disconnette, oltre che essere informati dei minuti di ogni sessione online, o nel corso dell’intera giornata.
Simile (anche nel nome) è “WhatsAppAgent”, gratuita, che – dopo una settimana – richiede la sottoscrizione di un abbonamento (10 dollari al mese, o 6 a settimana) per sboccare funzionalità idonee a verificare i propri sospetti su eventuali tradimenti: nello specifico, è possibile indicare un secondo numero, e verificare se due persone stiano chattando attraverso il confronto dei rispettivi orari di accesso.
Esclusivamente focalizzato su WhatsApp è anche “Flexispy”, che intercetta le chat, mostrandone gli estremi, ovvero l’ora/data, il nome della persona con cui si parla e la sua foto profilo, oltre a permettere di consultarne il contenuto scritto, o multimediale condiviso (foto, video, audio messaggi).
“Mspy”, invece, è ancora più avanzato, e permette di spiare diversi elementi dello smartphone, compresa la posizione, la lista dei contatti, la cronologia delle chiamate, e – ovviamente – ciò che si scrive nelle principali app di comunicazione, WhatsApp compresa. Il tutto avviene tramite un keylogger, ed il dettagliamento delle informazioni scovate è consultabile via dashboard da un pannello accessibile tramite qualsiasi browser web: su iOS non richiede il jailbreak per funzionare. Quasi come “Spyrix”, che – in più – aggiunge anche il monitoraggio delle attività sui social network e, se ancora non bastasse, è in grado di “attenzionare” Skype.
Va precisato, in ogni caso, che è impossibile chiedere a Google od Apple la rimozione di cotali app dai loro rispettivi store, dacché – come anticipato – si tratta di software legali, usati per il controllo parentale, o dei dipendenti in ufficio: di illegale, com’è facile intuire, vi può essere solo un eventuale uso che esuli da quelli autorizzati. Per tale motivo, è raccomandabile non connettersi a reti Wi-Fi libere (o, almeno farlo sotto una buona VPN, come ProtonVPN), e non lasciare mai lo smartphone incustodito, dacché basterebbero pochi istanti a un malintenzionato per occultare nel device carpito una di queste app di “monitoraggio”.