Vivere in affitto fa invecchiare più velocemente: lo studio

Uno studio ha evidenziato che la disoccupazione contribuisce all'invecchiamento precoce del nostro corredo genetico. Nuove ricerche hanno dimostrato che anche le condizioni abitative possono avere un impatto altrettanto significativo.

Vivere in affitto fa invecchiare più velocemente: lo studio

La disoccupazione non fa male solo alle tasche, ma incide anche sul nostro corredo genetico, accelerando il processo di invecchiamento biologico. Questa è la conclusione di uno studio condotto in passato dall’Imperial College di Londra e dall’Università di Oulu in Finlandia, il quale ha evidenziato che l’assenza di lavoro per due anni o più non solo mette a dura prova le finanze, l’umore e i rapporti sociali, ma provoca un invecchiamento precoce.

Tuttavia, la disoccupazione non è l’unico fattore in grado di influenzare il nostro invecchiamento biologico. Un nuovo studio condotto congiuntamente dall’Università dell’Essex nel Regno Unito e dall’Università di Adelaide in Australia ha rivelato che le condizioni abitative svolgono un ruolo significativo nella salute fisica e mentale di un individuo, influenzando il suo processo di invecchiamento.

I ricercatori hanno analizzato i dati provenienti dallo “Understanding Society,” uno dei più vasti sondaggi al mondo in ambito di ricerca sociale ed economica, che coinvolge 40.000 famiglie nel Regno Unito e circa 100.000 individui. Hanno anche utilizzato informazioni raccolte dal “British Household Panel Survey,” un’indagine di ricerca sociale ed economica. Questi dati hanno permesso loro di esaminare i fattori di stress legati alle condizioni abitative, come la presenza di muffa e il freddo, oltre a problematiche psicosociali come i prezzi elevati e il sovraffollamento.

Successivamente, i ricercatori hanno collegato queste informazioni alle cartelle cliniche degli intervistati, da cui sono stati prelevati campioni per l’analisi della metilazione del DNA, una modifica epigenetica del DNA che misura l’invecchiamento biologico. Questo approccio ha permesso loro di comprendere meglio come i comportamenti e i fattori ambientali influiscano sul funzionamento dei geni attraverso l’epigenetica.

I risultati dello studio hanno rivelato che le persone che vivono in affitto da un privato invecchiano più rapidamente rispetto a chi è senza lavoro e persino rispetto a chi è impiegato. L’impatto delle condizioni abitative sulla salute e sull’invecchiamento biologico è risultato quasi il doppio rispetto a chi è disoccupato. L’invecchiamento biologico accelerato è stato particolarmente evidente nelle situazioni in cui le persone avevano difficoltà nei pagamenti dell’affitto o vivevano in ambienti esposti all’inquinamento e ad altri problemi ambientali.

Inoltre, lo studio ha rivelato che il rischio di invecchiamento precoce legato alle difficili condizioni abitative supera del 50% il rischio associato all’ex fumo e persino quello dei non fumatori. I ricercatori hanno sottolineato che, sebbene questi effetti siano negativi, sono reversibili. Pertanto, l’implementazione di politiche abitative mirate a migliorare la salute delle persone è diventata una priorità. Lo studio, essendo di natura osservazionale, non consente di stabilire una relazione causale definitiva tra le condizioni abitative e l’invecchiamento biologico accelerato.

Tuttavia, i ricercatori suggeriscono che il miglioramento delle condizioni di vita delle persone che affittano nel settore privato potrebbe essere la chiave per rallentare il processo di invecchiamento. Hanno sottolineato l’importanza di politiche volte a ridurre lo stress e l’incertezza legati all’affitto privato, come la fine degli sfratti senza giusta causa, il controllo degli aumenti degli affitti e il miglioramento delle condizioni abitative. Questi interventi potrebbero contribuire in modo significativo a ridurre gli impatti negativi delle condizioni abitative sul processo di invecchiamento biologico.

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