Il virus Nipah (NiV) è un agente zoonotico, considerato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come una delle minacce più probabili per una nuova pandemia. Può essere trasmesso all’uomo principalmente dai pipistrelli della frutta e da altri animali infetti, come i maiali, tramite contatto diretto o consumo di cibi contaminati. Tuttavia, il virus può diffondersi anche da persona a persona, attraverso il contatto con i fluidi corporei di individui infetti, rendendo la trasmissione interumana un fattore chiave nelle epidemie. La circolazione del virus è tornata a preoccupare l’India, in particolare lo stato del Kerala, dove, a settembre 2024, uno studente di 24 anni è deceduto a causa del Nipah, dopo che un 14enne era deceduto durante l’estate per lo stesso virus.
Questi casi hanno fatto scattare un’allerta sanitaria, portando alla chiusura di scuole, uffici e trasporti pubblici in alcuni distretti, oltre all’obbligo di mascherine per contenere l’infezione. Negli esseri umani, l’infezione da virus Nipah può variare da asintomatica a grave. I primi sintomi includono febbre, mal di testa, mal di gola, nausea e vomito. In alcuni casi, il malanno può evolvere rapidamente in problemi respiratori e, nei casi più gravi, in encefalite, un’infiammazione del cervello potenzialmente letale. Identificato per la prima volta in Malesia nel 1999, il virus Nipah è endemico nel Sud-est asiatico, con epidemie stagionali in paesi come Bangladesh, India, Malesia e Singapore. Ad oggi, non è presente in Italia. Il virus Nipah è un patogeno a RNA appartenente alla famiglia Paramyxoviridae, genere Henipavirus. Il suo serbatoio naturale sono i pipistrelli della frutta (genere Pteropus), che trasmettono il virus a ospiti intermedi, come i maiali, e possono infettare gli esseri umani tramite l’esposizione a saliva, urina o feci contaminati, o tramite il consumo di frutta infetta.
I maiali, infettati dai pipistrelli, sviluppano un malanno respiratorio e possono trasmettere il virus agli esseri umani, rendendo gli allevatori di maiali e i lavoratori dei macelli particolarmente a rischio. La trasmissione interumana, osservata soprattutto negli ospedali, avviene tramite il contatto con i liquidi corporei dei pazienti infetti. I sintomi dell’infezione da virus Nipah si manifestano dopo un periodo di incubazione che varia da 4 a 20 giorni. I segni iniziali includono febbre, malessere, mal di testa, tensioni muscolari, mal di gola, nausea e vomito, spesso accompagnati da vertigini e sonnolenza. Nei casi più gravi, l’infezione può portare a difficoltà respiratorie e encefalite, con convulsioni e coma che possono verificarsi entro 24-48 ore dall’insorgenza dei sintomi neurologici.
Uno studio sulle epidemie in Bangladesh tra il 2001 e il 2007 ha dimostrato che i pazienti con difficoltà respiratorie sono più propensi a diffondere il virus rispetto a coloro che non manifestano problemi respiratori. Il tasso di mortalità associato all’infezione da virus Nipah è estremamente elevato, variando dal 40% al 75%, a seconda della gravità dei focolai e delle condizioni sanitarie locali. Epidemie di virus Nipah sono state registrate in vari paesi dell’Asia meridionale, inclusi Malesia, Singapore, India e Bangladesh. Il Kerala ha affrontato quattro epidemie dal 2018 al 2024, con un totale di 21 decessi. La diagnosi è difficile nelle fasi iniziali, poiché i sintomi possono essere confusi con altri malanni febbrili. Test molecolari come la PCR su campioni di saliva, liquido cerebrospinale, cruore e urine sono necessari per confermare l’infezione. Attualmente, non esistono vaccini né trattamenti antivirali specifici per il virus Nipah.
La terapia disponibile è di tipo sintomatico, mirata a gestire i segni clinici del malanno. Farmaci come la ribavirina, l’anticorpo monoclonale m102.4 e il favipiravir sono in fase di studio. La ribavirina è stata testata su un piccolo numero di pazienti, ma la sua efficacia non è ancora certa. Esiste anche un candidato vaccino basato sulla tecnologia a mRNA, attualmente in fase preclinica. Poiché il virus Nipah rappresenta una grave minaccia per la salute pubblica, l’OMS e le autorità sanitarie di tutto il mondo stanno monitorando attentamente la sua diffusione e promuovendo misure preventive per limitare il rischio di future epidemie.