La variabilità del viso è il risultato di un processo evolutivo

La differenza dei volti è alla base della nostra capacità di riconoscimento. Per gli esseri umani il senso più sviluppato è la vista, e non l'olfatto o l'udito più sviluppati nelle altre specie

La variabilità del viso è il risultato di un processo evolutivo

La nostra capacità di riconoscerci è uno dei prodotti della selezione naturale, proprio come intuito da Charles Darwin un secolo e mezzo fa; infatti noi non ci riconosciamo dall’odore o dall’udito, ma proprio dalla faccia. La variabilità morfologica del viso, molto superiore rispetto a quella della maggior parte degli altri animali, è il risultato di un processo evolutivo destinato a renderci facilmente riconoscibili nell’ambiente sociale in cui viviamo.

La straordinaria varietà dei volti umani è superiore a quella di ogni altro aspetto anatomico; i tratti più variabili si trovano all’interno del triangolo formato da occhi, bocca e naso. A differenza della maggior parte delle altre misure del corpo, i tratti del viso sono indipendenti l’uno dall’altro. Così, le persone con le braccia più lunghe hanno in genere anche gambe più lunghe, ma le dimensioni e la distanza degli occhi non hanno alcuna correlazione, per esempio, con la lunghezza del naso.

In molte situazioni, potrebbe essere svantaggioso essere confusi con un’altra persona, come quando un vicino di casa arrabbiato ti scambia per un nemico. O magari hai fatto qualcosa di eccezionale, qualcuno vuole darti un premio e qualcun altro lo riceve al posto tuo. Il mimetismo tra le persone potrebbe essere pericoloso, così le leggi dell’evoluzione potrebbero aver favorito la diversità dei volti per rendere gli individui più riconoscibili.

Michael Sheehan, ricercatore della University of California di Berkeley e autore principale dello studio, ha analizzato un database dell’esercito degli Stati Uniti d’America contenente dozzine di misurazioni sul volto. Dall’analisi effettuata risulta che i dettagli del viso non sono prevedibili. Gli scienziati hanno anche confrontato il DNA dell’uomo moderno con quello di due specie estinte di ominidi (Neanderthal e Denisova) trovando una variabilità genetica simile; ciò indica che l’elevata variabilità del nostro viso deve aver avuto origine prima ancora dell’uomo moderno. Secondo gli autori, questa variabilità genetica particolarmente alta è segno che la diversità della conformazione sia stata plasmata da forze evolutive. Secondo Barnaby Dixon della University of New South Wales di Sydney, in Australia “È probabile che, nel corso dell’evoluzione, numerosi processi agiscano in concomitanza” quindi la diversità facciale potrebbe comunque essersi sviluppata per motivi diversi dal riconoscimento reciproco.

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