Vaccini anticovid per tutti: buone intenzioni ma cattive pratiche

Le grandi nazioni della terra non fanno che parlare della necessità di estendere la vaccinazione a tutti i paesi del mondo, ma intanto concludono accordi bilaterali con le grandi case farmaceutiche per accaparrarseli per sé.

Vaccini anticovid per tutti: buone intenzioni ma cattive pratiche

Raggiungere il 70% della popolazione vaccinata in ogni paese entro l’anno. Questo l’obiettivo che il presidente Usa Joe Biden ha annunciato di voler raggiungere, insieme alla comunità internazionale, durante il Global Covid-19 Summit, il vertice virtuale sulla lotta alla pandemia voluto dalla Casa Bianca a margine della 76esima Assemblea generale delle Nazioni Unite.

L’America deve diventare l’arsenale di vaccini, come è diventata l’arsenale della democrazia” è l’ambizioso progetto del presidente, assicurando che gli Stati Uniti doneranno altri 500 milioni di dosi di vaccino, arrivando a un totale di 1,1 miliardi.  “Per ogni dose somministrata in America, tre saranno donate” ha aggiunto. Inoltre gli Stati Uniti stanzieranno 370 milioni di dollari per sostenere le campagne vaccinali in tutto il mondo.

La pandemia nell’ultimo anno e mezzo ha approfondito il solco tra nord e sud del mondo. Ad oggi, secondo le stime, il 43,5% della popolazione internazionale ha ricevuto almeno una dose di vaccino. Ma è una media e, come tutte le medie, nasconde grandi disuguaglianze: nei paesi sottosviluppati la percentuale dei vaccinati precipita al 2%.

Gli Stati Uniti stanno facendo la loro parte, ma non possiamo farcela da soli” da qui l’invito del presidente Biden che vorrebbe che tutti i governi seguissero l’esempio americano. Nel suo discorso alle Nazioni Unite, Biden si è vantato di aver condiviso più di 160 milioni di dosi con altri paesi.

L’enorme divario tra paesi ricchi e paesi poveri è ben lungi dall’essere colmato. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, solo il 15% delle donazioni promesse è stato consegnato. E ciò a fronte, come denuncia l’ex primo ministro britannico Gordon Brown, di un quantitativo di oltre 100 milioni di dosi acquistate dai paesi più ricchi e prossime alla scadenza che potrebbero essere buttate via. Cosa che rappresenterebbe, secondo l’ex premier “una delle più grandi vergogne dell’Unione Europea e degli Stati Uniti, incapaci finora di garantire scorte adeguate anche alle nazioni a basso reddito”. 

L’OMS ha ripetutamente chiesto ai paesi ricchi di posticipare il lancio delle terze dosi, così da dare la precedenza alle persone vulnerabili e agli operatori sanitari dei paesi poveri. Tutti appelli che sono stati in gran parte ignorati, a dimostrazione che i paesi ricchi hanno mostrato una volontà politica limitata di affrontare le disuguaglianze vaccinali nonostante abbiano il potere di farlo e nonostante le dichiarazioni ufficiali.

Covax, il programma sostenuto dalle Nazioni Unite per spedire vaccini a tutti i paesi, ricchi o poveri, si è scontrato con una quasi monopolizzazione del mercato dei vaccini da parte delle nazioni ricche che continuano a concludere accordi bilaterali per l’acquisto di dosi dalle grandi case farmaceutiche. 

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