Una popolazione batterica intestinale equilibrata per alleviare i sintomi dell’autismo

Secondo un recente studio pubblicato su Scientific Reports, è possibile migliorare i sintomi dell'autismo con una popolazione batterica intestinale equilibrata, che si può ottenere tramite trapianto fecale.

Una popolazione batterica intestinale equilibrata per alleviare i sintomi dell’autismo

Crescono le ricerche e gli studi scientifici sul cosiddetto asse intestino-cervello, il cui obiettivo è quello di dimostrare come alcuni microrganismi digerenti siano capaci di influire su umore, fenomeni depressivi e disturbi del neurosviluppo.

I ricercatori, in un recente studio pubblicato su Scientific Reports, si sono concentrati in particolare sulla relazione esistente tra microbiota intestinale e disturbi dello spettro autistico, che riguardano difficoltà a comunicare, ad avere relazioni sociali e ad eseguire comportamenti ripetitivi.

Questa possibile relazione tra microbiota intestinale e autismo nasce dalla seguente constatazione: circa il 30-50% delle persone con autismo soffre di problemi gastrointestinali cronici (diarrea, costipazione e dolori di pancia), causati probabilmente da un approccio selettivo al cibo. Questi problemi gastrointestinali provocano irritabilità, riduzione dell’attenzione e dell’apprendimento, aggravando i sintomi dell’autismo.

Il team di scienziati ha dunque sottoposto alcuni bambini e ragazzi con disturbo dello spettro autistico, che risultavano avere una minore ricchezza di batteri nel microbiota, a trapianto di batteri fecali per 7-8 settimane. Lo scopo del trapianto fecale è ricostruite una popolazione batterica più equilibrata all’interno dell’intestino dei pazienti, trasferendo materia fecale da un donatore sano alla persona con disequilibri nel microbiota.

Al termine delle otto settimane, le condizioni dell’intestino erano migliorate e anche alcuni sintomi dell’autismo, calati del 24%. A distanza di due anni dal trattamento, questi tratti sono risultati ridotti del 45%. Inoltre, un gruppo di medici esperti, prima del trattamento, ha ritenuto che l’83% dei partecipanti avesse una forma di autismo grave. A due anni dal trattamento, solo il 17% di loro rientrava anora in questa categoria.

Rosa Krajmalnik-Brown, dell’Arizona State University, ha commentato: “Molti bambini con autismo hanno problemi gastrointestinali e alcuni studi, incluso il nostro, hanno scoperto che questi bambini hanno anche sintomi peggiori correlati all’autismo. In molti casi, quando si è in grado di trattare questi problemi gastrointestinali, i loro il comportamento migliora”.

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