“Un grosso guaio”. Pfizer e Moderna: cos’hanno scoperto 6 mesi dopo

Diversi studi hanno riscontrato che nell’arco di sei mesi l’efficacia dei vaccini mRna è più debole. La notizia è riportata da tutti i giornali online e cartacei.

“Un grosso guaio”. Pfizer e Moderna: cos’hanno scoperto 6 mesi dopo

Diversi studi hanno riscontrato che nell’arco di 6 mesi l’efficacia dei vaccini mRna è più debole. Va fatta, però, una premessa: si parla di efficacia nel frenare il contagio, non nella protezione dal ricovero e soprattutto dal decesso, che resta altissima sia con Pfizer che con Moderna, anche in caso di contagio da variante Delta.

Assodato che i vaccini a mRna svolgono benissimo il lavoro più importante, quello di evitare lo sviluppo della malattia, i dati sulla minor efficacia nel frenare il contagio avvalorano la tesi secondo cui potrebbe essere necessaria una terza dose per alcune categorie.

Lo studio del New England Journal of Medicine 

Specialmente per i soggetti più fragili, per i medici e per gli operatori sanitari, che sono stati i primi a sottoporsi alla vaccinazione, potrebbe essere necessaria una terza dose. Stando ai dati contenuti in un nuovo studio condotto dal New England Journal of Medicine, l’efficacia del vaccino mRna nel prevenire il contagio è scesa dal 90% di marzo al 65,5% di luglio.

Gli autori della ricerca fanno notare che, a partire da metà giugno, in coincidenza con la fine dell’obbligo di indossare le mascherine nello Stato e la rapida diffusione della variante Delta, le infezioni sono aumentate rapidamente anche tra chi aveva concluso il ciclo vaccinale.Lo studio ha calcolato l’efficacia del vaccino per ogni mese, da marzo a luglio, tra gli operatoti sanitari dell’ospedale in cui a dicembre 2020 si era registrato un notevole aumento delle infezioni da Sars-CoV-2. A metà dicembre 2020 è iniziata la somministrazione di vaccini mRna, a marzo il 76% della forza lavoro era completamente vaccinata e a luglio la percentuale è salita all’83%. All’inizio di febbraio le infezioni sono diminuite drasticamente. Tra marzo e giugno meno di 30 operatori sanitari sono risultati positivi ogni mese.

Nello specifico, dal 1 marzo al 31 luglio un totale di 227 operatori sanitari dell’ospedale è risultato positivo a Sars-CoV-2; 130 dei 227 dipendenti (57,3%) erano completamente vaccinati. I sintomi si sono manifestati in 109 dei 130 lavoratori completamente vaccinati (83,8%) e in 80 dei 90 non vaccinati (88,99%). Non sono stati segnalati decessi in nessuno dei due gruppi e una persona non vaccinata è stata ricoverata in ospedale con sintomi correlati a Sars-CoV-2.La ricerca fa notare che in Inghilterra, dove l’intervallo tra le due dosi è stato esteso fino a 12 settimane, l’efficacia del vaccino si è mantenuta all’88%. “I nostri dati – spiega lo studio – suggeriscono che l’efficacia del vaccino è considerevolmente inferiore contro la variante delta e può diminuire nel tempo dalla vaccinazione”. 

Ovviamente la predominanza della variante Delta, combinata alla fine delle restrizioni e al maggior senso di sicurezza della popolazione, ha fatto sì che la protezione al contagio offerta dal vaccino calasse.Da diverse ricerche è però emersa una certa differenza tra Pfizer e Moderna, con quest’ultimo che sembra offrire una risposta immunitaria più forte e duratura nel tempo: negli studi di Fase 3 è emerso che l’efficacia di Pfizer è scesa all’80% dopo quattro-sei mesi, mentre Moderna resta al 93% dopo cinque-sei.

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