Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha firmato da poco un decreto interministeriale, per il quale sono stati stanziati 406mila euro all’anno, che tutela anche coloro che risultano non idonei al prelievo per la donazione di sangue o emocomponenti.
Il provvedimento contenuto nel decreto è stato preso in accordo con il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) e stabilisce che i non idonei avranno comunque diritto alla retribuzione della giornata lavorativa e ai contributi figurativi (cioè quelli non versati dal datore di lavoro né dal lavoratore, ma direttamente dall’Inps) previsti dalla legge, esattamente come i donatori idonei al prelievo, purchè presentino un certificato compilato e firmato dal medico del servizio trasfusionale che attesti l’effettiva non idoneità.
La non idoneità, che può essere temporanea o permanente, viene stabilità, oltre che sulla base di requisiti anagrafici e di peso, anche in base ai risultati ottenuti dai seguenti esami: esame emocromocitometrico completo, transaminasi ALT con metodo ottimizzato, sierodiagnosi per la Lue, HIVAb 1-2 (per l’AIDS), HBsAg (per l’epatite B ), HCVAb e costituenti virali (per l’epatite C), conferma del gruppo sanguigno (AB0) e del fattore Rh…
L’obiettivo del decreto è facile da intuire: incentivare la donazione volontaria di sangue, dal momento che i dati statistici ci dicono che nel nostro Paese ogni anno c’è bisogno di circa 40 unità di sangue ogni 1000 persone per garantire le terapie trasfusionali nei nostri ospedali.
Il Ministero della Salute ha commentato: “Si è così concluso l’iter previsto dall’articolo 8, comma 2, della legge 21 ottobre 2005, n. 219 con cui sono disciplinate le modalità attraverso le quali i lavoratori dipendenti, ovvero interessati dalle tipologie contrattuali di cui al decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276 possono accedere alla garanzia a carico dello Stato che consente loro di vedersi riconosciuta la retribuzione e la contribuzione figurativa, nel caso in cui il medico certifichi la non idoneità alla donazione”.