Tumori in Italia: in 10 anni aumentati del 53% i pazienti in vita dopo la diagnosi

Nell’ultimo decennio nel nostro Paese è aumentato il numero di pazienti in vita dopo la diagnosi di tumore. A fronte di un netto miglioramento nelle cure, continuano a permanere delle evidenti differenze a livello regionale.

Tumori in Italia: in 10 anni aumentati del 53% i pazienti in vita dopo la diagnosi

Rispetto a 10 anni fa, nel nostro Paese i pazienti vivi dopo la diagnosi di un tumore sono aumentati del 53%. Così come documentato da Giordano Beretta, Presidente Nazionale Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e Responsabile dell’Oncologia Medica all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo, a fronte dei 2 milioni e 250mila del 2010, oggi i malati di cancro sono arrivati ad essere 3 milioni e 460mila.

Alla luce di questi dati, se da un lato dobbiamo intendere che la prevenzione, la diagnosi e le cure stanno facendo passi da gigante, migliorando la sopravvivenza dei pazienti oncologici, dall’altra parte dobbiamo però dedurre che le neoplasie si stanno diffondendo in maniera sempre più incisiva. Stili di vita scorretti e fattori ambientali sempre meno salutari, di fatto incrementano l’esposizione a questo male che continua ad uccidere milioni di persone in tutto il mondo.

Si stima infatti che a livello planetario, nel 2018 siano stati circa 18 milioni i nuovi casi di cancro, a fronte dei 12 milioni di 10 anni prima. Eppure stando a quanto dichiarato da Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, in questo decennio appena iniziato si potrebbero salvare non meno di 7 milioni di personebasandosi sulla copertura sanitaria universale e mobilitando diverse parti interessate a lavorare insieme”.

Per farlo, bisognerebbe però agire sugli squilibri esistenti tra i diversi paesi del mondo. Nel 2019, più del 90% dei paesi ad alto reddito poteva offrire tutti i servizi più progrediti per prevenire, diagnosticare e curare i tumori. Volgendo lo sguardo sulle realtà più povere del mondo, nello stesso periodo solo il 15% dei paesi a più basso reddito è riuscito a garantire un servizio del tutto analogo.

Nel caso italiano, pur registrando dei tassi di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi più alti rispetto alla media europea, è opportuno ricordare che esistono delle profonde differenze a livello regionale. Gli squilibri geografici continuano ad esistere e non sempre vedono il Sud come fanalino di coda.

Un esempio è rappresentato dalla Campania, che da ottobre 2019 è stata la prima in Italia a fornire gratuitamente a tutti i pazienti colpiti da melanoma, la combinazione di due molecole immunoterapiche, nivolumab e ipilimumab. Ciononostante, ad allarmare è il calo della spesa sanitaria pubblica in rapporto al PIL, che dal 7% del 2010 è scesa allo 6,5% del 2017, un valore ben al di sotto della media europea che si attesta al 9,8%.

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