Trapianto biotech per la cura del diabete di tipo 1

Presso Diabetes Research Institute, grazie anche alla collaborazione di numerosi ricercatori italiani, è stato effettuato il primo trapianto biotech di isole pancreatiche nel tentativo di curare il diabete giovanile.

Trapianto biotech per la cura del diabete di tipo 1

Un altro passo verso la cura del diabete è stato fatto. Presso il Diabetes Research Institute (Dri) dell’Università di Miami un paziente è stato sottoposto con successo ad un trapianto “biotech” di isole pancreatiche, strutture che permettono la produzione di insulina, per la cura del diabete giovanile (noto anche come diabete di tipo 1). Per arrivare a questo trapianto i ricercatori americani hanno collaborato a lungo anche con l’ospedale Niguarda di Milano, il San Raffaele di Milano e l’ISMETT di Palermo.

Il diabete tipo 1 è una forma di diabete che, a differenza del diabete di tipo 2, non dipende dagli stili di vita della persona (tra cui l’alimentazione, l’attività fisica…) ma da un malfunzionamento dell’organismo congenito, che si manifesta sin dall’infanzia . Questo tipo di diabete, tramite il sistema immunitario, distrugge le cellule delle isole pancreatiche, che secernono insulina (ecco dunque spiegato il motivo per cui i malati di diabete di tipo 1 necessitano di iniezioni di insulina). Per evitare questo da anni si sperimenta un trapianto delle isole pancreatiche, che prevede il loro impianto nel fegato. Molto spesso però il contatto delle isole con il sangue attiva una reazione infiammatoria che le danneggia.

Ecco dunque perché i ricercatori hanno cercato questa tecnica di trapianto alternativa. I ricercatori hanno spiegato: “le isole sono state trapiantate con tecniche di ingegneria tissutale dentro una sorta di impalcatura biologica e riassorbibile sulla superficie dell’omento, il tessuto che riveste gli organi addominali. Il sito è accessibile con la chirurgia minimamente invasiva (laparoscopica), ha lo stesso apporto di sangue e le stesse caratteristiche di drenaggio del pancreas e permette di minimizzare la reazione infiammatoria e quindi il danno alle isole trapiantate”. In estrema sintesi, tramite questa nuova tecnica, si arriva alla realizzazione di un BioHub, ciè di un “mini organo” bioingegnerizzato, che imita le funzioni del pancreas, tra cui la produzione di insulina. Ora si aspetta solo di osservare i risultati sul lungo periodo per parlare di un vero e proprio successo.

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