Osteosarcoma inoperabile, questa è la diagnosi che un anno fa è stata fatta ad un ragazzo allora diciassettenne. Oggi quel ragazzo ha da poco raggiunto la maggiore età e da tre giorni è il primo paziente al mondo ad aver subito un trapianto di bacino.
L’osteosarcoma è un tumore maligno che colpisce le ossa: i soggetti affetti da questo tipo di tumore sono in maggioranza maschi di un’ eta giovane (10-30 anni) o avanzata. Nella maggior parte dei casi colpisce le ossa lunghe, cioè quelle degli arti, e viene trattato sia con terapia farmacologica che chirurgica, ovvero l’amputazione dell’arto.
Nel caso del neodiciottenne torinese non era possibile una semplice amputazione in quanto la zona interessata, la metà destra del bacino e l’anca destra, offre supporto ed ancoraggio a varie strutture ossee, muscolari, legamentose e nervose ed a vari organi.
A questo punto i medici del Cto di Torino hanno deciso di tentare un‘operazione mai svolta prima,un trapianto di bacino. E così, dopo un anno e sedici cicli di chemioterapia dalla diagnosi, tre giorni fa è avvenuta la storica operazione.
L’intervento è durato dodici ore ed ha visto la cooperazione di diverse équipes; l’ équipe del dottor Raimondo Piana, il Responsabile della Chirurgia oncologica ortopedica del Cto, ha rimosso l’emibacino destro e l’anca destra e successivamente l’ équipe del professore Alessandro Massè, il Direttore della Clinica universitaria ortopedica del CTO, ha impiantato la protesi. Ad occuparsi invece dell’anestesia è stato il dottor Maurizio Berardino, Direttore di Anestesia e Rianimazione del CTO.
La particolarità dell’operazione sta anche nel tipo di protesi utilizzata; le misure dovevano essere perfette pertanto è stato ricavato dalla Tac del paziente un calco del suo emibacino destro e della sua anca destra. Queste misure sono poi state inviate ad un’azienda americana che ha il monopolio del tantalio, un materiale con la caratteristica di riuscire ad integrarsi con il tessuto osseo e dopo solo 50 giorni è stata creata una perfetta protesi in titanio rivestita da tantalio.
Questa non è solo una storia di buona sanità ma è un esempio di cosa l’uomo può fare quando è spinto dall’amore per il prossimo e dalla passione per il proprio lavoro. I medici del Cto non hanno preso quella diagnosi di “osteosarcoma inoperabile” come un dato di fatto ma come una sfida; si sono messi in gioco, hanno spinto l’asticella delle proprie conoscenze e competenze sempre più in alto e grazie a questo un ragazzo non solo non morirà ma avrà una vita normale. Perchè, come disse il sommo poeta “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”.