Statine alleate del cuore dopo le terapie per il cancro al seno

Secondo un recente studio condotto dai ricercatori dell'American College of Cardiology, le statine potrebbero aiutare nella prevenzione dei danni al cuore causati da alcune terapie per il cancro al seno.

Statine alleate del cuore dopo le terapie per il cancro al seno

Un team di ricercatori dell’American College of Cardiology suggerisce che, per prevenire i comuni danni al cuore derivanti da alcune terapie per il cancro al seno, si potrebbe ricorrere alle statine, farmaci oggi ampiamente utilizzate per abbassare i livelli di colesterolo e prevenire le malattie cardiache e i decessi correlati.

La chemioterapia con antraciclina, così come il farmaco antitumorale trastuzumab, sono comunemente usate per il trattamento del cancro al seno (una donna su quattro con cancro al seno in stadio precoce riceve antraciclina o trastuzumab); tuttavia diverse ricerche scientifiche stimano che questi trattamenti salvavita sono tossici per il cuore e possono addirittura provocare, entro pochi mesi dall’inizio della terapia antitumorale, insufficienza cardiaca.

Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori hanno analizzato le cartelle cliniche di 2.545 donne trattate con antraciclina e 1.345 donne trattate con trastuzumab di età pari o superiore a 66 anni; le pazienti in questione sono tutte donne canadesi a cui è stato diagnosticato un cancro al seno in stadio precoce tra il 2007 e il 2017, senza però avere una storia di insufficienza cardiaca pregressa.

I ricercatori hanno evidenziato che rispetto alle donne che non assumevano statina prima del trattamento del cancro al seno, le donne sotto statina mentre ricevevano antracicline o trastuzumab avevano un rischio notevolmente più basso di sviluppare l’insufficienza cardiaca, rispettivamente il 58% e il 66% nel periodo di follow-up mediano di cinque anni.

A differenza degli studi precedenti che si concentravano sul declino della funzione del ventricolo sinistro (la quantità di sangue pompata fuori dal cuore) come indicatore di insufficienza cardiaca, i ricercatori di questo nuovo studio hanno preso in considerazione l’insufficienza cardiaca clinicamente palese, intesa come una donna che si presenta al pronto soccorso o che viene ricoverata in ospedale con insufficienza cardiaca.

David Bobrowski, dell’Università di Toronto e autore principale dello studio, ha commentato: “La nostra ricerca espande studi precedenti, di minori dimensioni. Se queste associazioni saranno confermate in uno studio prospettico, questo rappresenterà un importante passo avanti per ottimizzare i risultati del cancro diminuendo il trade-off delle malattie cardiache a lungo termine o dei decessi correlati.

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