Alzi la mano chi, tra il pubblico maschile, non ha mai buttato l’occhio sui “gioielli” del vicino in qualche spogliatoio; spinto da una qualche forma di curiosità, in realtà tutt’altro che riconducibile all’omosessualità, quanto piuttosto di natura comparativa. Giusto per appurarne le dimensioni, e tirare un piccolo sospiro di sollievo, quando si nota che non risultano essere poi così imponenti (ora alzi la mano chi non si è mai armato di righello, squadra o metro per i più fortunati, per esaminare tout cort il centimetraggio; niente paura, fingeremo di credervi).
Tuttavia può capitare che, talvolta, ci s’imbatta in qualcuno a cui la natura ha deciso di concedere una marcia in più; una situazione che, specie in gioventù, può rischiare di demolire letteralmente la propria autostima. Si tratta di questioni ataviche, situazioni riscontrabili in qualsiasi cultura, senza alcuna distinzione di livello d’istruzione, facoltà intellettive o ceto sociale: “avercelo bello grosso” è una questione sensibile a tutti gli uomini, sin dall’alba dei tempi.
Di recente però, questo fenomeno sembra aver preso una piega piuttosto marcata. Ad affermarlo è stato Giovanni Alei, direttore del Centro di chirurgia genitale maschile del Policlinico Umberto I di Roma, nonché Presidente della Società Italiana di Chirurgia Genitale Maschile (Sicgem). Insomma uno che, sotto questo profilo, la sa lunga. Alei ha dichiarato infatti che nel 2014, le richieste d’intervento per l’allungamento del pene sono aumentate del 20%.
L’età di chi desidera sottoporsi a questo genere di procedura varia in media dai 18 ai 35 anni e, come rilevato dallo stesso esperto, la potenziale clientela è estremamente variegata: si parla di persone d’ogni estrazione sociale, ed il livello di cultura è stato stimato da Giovanni Alei, potrà sorprendere, come medio-alto. Alei ha reso pubblici i dati in suo possesso in occasione dell’incontro “Salute sessuale maschile: La nuova chirurgia mininvasiva e correttiva”.
In occasione del meeting, il chirurgo ha spiegato come avvengono gli interventi al pene nel centro Umberto I: “Viene adottata la metodica che prevede l’inserimento di un distanziatore in silicone fra pube e base del pene, che ben si adatta alle caratteristiche anatomiche del paziente. Per l’ingrandimento, il problema riscontrato nelle tecniche tradizionali è legato al grasso utilizzato”.
“I pazienti-continua il medico-in questo caso avvertono la sensazione di avere una sorta di strato di gommapiuma, tra la cute e i corpi cavernosi. Al Policlinico si è cominciato ad usare invece il derma umano e suino liofilizzati ottenendo ottimi risultati”. L’allungamento del pene non è dunque solo una leggenda, poiché queste operazioni “consentono aumenti di dimensione intorno al 25-30%, restituendo sicurezza per intraprendere una vita di relazione normale”. Ad oggi, conclude Giovanni Alei: “Abbiamo operato più di 500 pazienti per allungamento o ingrandimento del pene”.
Le dimensioni potranno anche non essere essenziali ad avere una vita sessuale soddisfacente dunque (anche se il vecchio detto secondo il quale non contino, rischia di risultare decisamente opinabile). Ma all’interno di uno spogliatoio maschile, la musica è tutt’altra; e per essere Re, è auspicabile poter vantare uno scettro degno di tal nome.