Non è una novità che i batteri intestinali possano influenzare la salute umana. Sicuramente però questa che si sta per illustrare può essere considerata una vera e propria scoperta, che potrebbe cambiare il futuro di chi soffre di una delle forme di demenza degenerativa progressiva più diffusa al mondo, ovvero il morbo di Alzheimer.
Un gruppo di ricercatori dell’Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) Fatebenefratelli di Brescia ha scoperto che alcuni microbi pro-infiammatori dell’intestino potrebbero essere responsabili dell’insorgenza del morbo di Alzheimer. Questi microbi causano alterazioni di tipo infiammatorio nell’organismo, alterazioni che, secondo quanto scoperto dai ricercatori, sono associate a depositi di due tipi di proteine, chiamate amiloide a tau, normalmente prodotte dal cervello. E il morbo di Alzheimer è proprio caratterizzato dai depositi di queste due differenti proteine, che, quando si accumulano in eccesso nel sistema nervoso, causerebbero disfunzioni neuronali (come la perdita di memoria e di autonomia) fino alla degenerazione dei neuroni.
I ricercatori sono arrivati a questa conclusione perché, dopo aver analizzato le feci dei malati di Alzheimer, hanno osservato in queste una maggior presenza (oltre la norma) di batteri intestinali con proprietà pro-infiammatorie. Inoltre, avvalendosi di una tecnica di imaging basata su tomografia a emissione di positroni (PET), i ricercatori hanno accertato che i pazienti malati di Alzheimer presentano una quantità maggiore di amiloide nel cervello rispetto a coloro che non hanno la patologia. Infine gli scienziati hanno individuato anche concentrazioni diverse nel sangue di molecole pro-infiammatorie e anti-infiammatorie (citochine) tra malati e non malati.
I risultati di questo studio, coordinato da Giovanni Frisoni e Annamaria Cattaneo, sono stati pubblicati sulla rivista Neurobiology of Aging.
Giovanni Frisoni, direttore della Clinica di memoria all’Ospedale Universitario di Ginevra e direttore scientifico dell’Irccs Fatebenefratelli di Brescia, ha commentato: “Il nostro studio non porta a dire che il morbo di Alzheimer è causato da batteri dannosi nell’intestino, ma che lo studio dell’interazione tra microbi intestinali e cervello è un percorso di ricerca che merita di essere ulteriormente esplorato”.