E’ stata scoperta una molecola da un team di ricercatori del CHUM Research Centre e del Dipartimento di neuroscienze dell’Università di Montreal, che promette di rallentare il progresso della sclerosi multipla. La molecola si chiama “Mcam” e rappresenta la base di partenza per creare un farmaco in grado di rallentare lo sviluppo della sclerosi multipla. Alexandre Prat, il ricercatore che guida il team canadese, ha affermato: “Potrebbe essere la prima terapia con un effetto concreto sulla qualità della vita delle persone colpite da sclerosi multipla, riducendone la disabilità in modo significativo”.
Secondo l’Aism, questa patologia colpisce nel mondo tra i 2,5 e i 3 milioni di persone, di cui 600mila in Europa e circa 72mila solo in Italia. Ad essere affette dalla patologia sono soprattutto le donne tra i 20 e i 40 anni, il doppio rispetto agli uomini. Poco si sa ancora sulle cause della sclerosi multipla, e dalle poche informazioni accertate pare che vi sia un collegamento con un difetto nella barriera emato-encefalica, che impedisce alle cellule che fanno parte del sistema immunitario di arrivare al cervello.
Le persone affette dalla malattia hanno la barriera non efficace, che permette alle cellule immunitarie come i linfociti CD4 e CD8 di passare, e che vanno ad aggredire il cervello distruggendo la guaina mielinica, la sostanza che protegge i neuroni. La conseguenza di questa aggressione è la paralisi muscolare, e la degenerazione della malattia.
Il ricercatore Prat ha detto: “I nostri studi hanno mostrato che la proteina Mcam è necessaria per la migrazione dei linfociti CD4 e CD8 attraverso la barriera emato-encefalica. Se blocchiamo la sua azione, infatti, l’attività della malattia viene in qualche modo ridotta”. Prat ha anche aggiunto che il loro studio ha permesso di osservare un calo di circa il 50% dell’attività della malattia nei topi che avevano l’encefalite autoimmune sperimentale. I risultati ottenuti incoraggiano i ricercatori a continuare negli esperimenti, e a breve dovrebbe partire un primo trial clinico per accertare se anche sull’uomo può essere efficace un trattamento basato sulla proteina Mcam.