Russia, si lavora al vaccino anti Covid in formato chewing gum

Un’unità della ricerca militare russa sta lavorando ad un vaccino masticabile contro il Covid-19. Come un comunissimo chewing gum, il preparato garantirebbe l’immunità al Coronavirus e verrebbe somministrato con due dosi.

Russia, si lavora al vaccino anti Covid in formato chewing gum

Un team di ricerca militare russo sta sviluppando un nuovo vaccino masticabile contro il Covid-19. Ad annunciarlo sono stati i media di Mosca, aggiungendo che al pari di un chewing gum, sarà sufficiente masticare il preparato per ottenere l’immunità al virus. A confermare la notizia è stato Sergei Borisevich, presidente del 48esimo Istituto Centrale di Ricerca che fa capo al Ministero della Difesa e che lo scorso anno ha partecipato alla realizzazione del vaccino Sputnik V.

Al pari di quest’ultimo preparato, anche il nuovo vaccino in formato masticabile sarà a vettore virale, la stessa tecnologia utilizzata per i più noti AstraZeneca e Johnson & Johnson. Al momento non sono stati forniti ulteriori dettagli. Si è solo a conoscenza che si tratterà di un vaccino mucosale che verrà somministrato per via orale attraverso delle pastiglie da masticare.

Essendo ancora in fase di studio, non è però noto quali siano i risultati raggiunti e quando potrà essere messo in commercio. Stando alle prime indiscrezioni, anch’esso prevede due dosi che dovranno essere corrisposte a 21 giorni di distanza una dall’altra. Ad ogni modo, se una volta ultimato dovesse essere dimostrata la sua efficacia, non è da escludere che in futuro potrà essere venduto anche sul mercato europeo e quindi anche in Italia.

Al momento lo Sputnik V non ha ottenuto l’ok da parte dell’Ema, che ha deciso di rimandare la possibile approvazione a data da destinarsi, presumibilmente a settembre o nella peggiore delle ipotesi a dicembre 2021. Per quanto riguarda invece gli Stati Uniti, sull’altra sponda dell’Atlantico hanno deciso di snobbare il centro di ricerca russo e di conseguenza anche il suo operato è finito nel mirino della autorità.

Alla base del blocco ci sarebbe il sospetto che all’interno vengano sviluppate armi biologiche e siano state condotte sperimentazioni umane non etiche. Di conseguenza l’istituto è stato iscritto in una lista nera al cui interno sono presenti tutti gli enti con in quali non è possibile fare affari o ottenere licenze commerciali e di sviluppo.

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