Risonanza magnetica: la barba degli uomini lascia più batteri del pelo dei cani

Una recente indagine scientifica ha dimostrato che, durante la risonanza magnetica, la barba degli uomini lascia un numero maggiore di batteri rispetto a quelli lasciati dal pelo del cane.

Risonanza magnetica: la barba degli uomini lascia più batteri del pelo dei cani

La risonanza magnetica è ad oggi una tecnica diagnostica piuttosto utilizzata, essendo in grado di fornire immagini dettagliate del corpo umano avvalendosi di campi magnetici e onde radio, senza esporre il paziente a nessun tipo di radiazioni ionizzanti.

Per le persone che soffrono di claustrofobia o che semplicemente fanno fatica a rimanere fermi, sottoporsi a risonanza magnetica non è una cosa  piacevolissima e facilissima. Tuttavia, ci sarebbe un altro motivo per non amare la risonanza magnetica: i batteri che si depositano nell’apparecchio durante l’esame diagnostico.

In particolare, secondo uno studio condotto da un team di medici svizzeri e pubblicato sulla rivista European Radiology, sembrerebbe che una delle fonti principali di batteri siano le barbe degli uomini, le quali ospiterebbero una quantità di batteri e microbi nocivi di gran lunga maggiore a quella presente sul pelo dei cani.

Per arrivare a questa sorprendente conclusione i ricercatori hanno analizzato i microrganismi patogeni presenti sul pelo del cane (30 cani di 16 razze diverse) e sulla barba degli esseri umani (18 uomini, con età media di 36 anni e barbe di diversa lunghezza) prima dell’esame radiologico; subito dopo l’esame hanno analizzato le superfici della macchina di risonanza magnetica.

Il risultato? La barba degli uomini rilascia più batteri e ha cioè una carica batterica significativamente più elevata: tutti i 18 uomini e 23 cani su 30 infatti mostravano alte concentrazioni di microorganismi, mentre i restanti 7 ne avevano un quantitativo moderato. Come se non bastasse, i microrganismi patogeni sono stati riscontrati più di frequente nella barba umana (7 su 18) rispetto al pelo di cane (4 su 30).

L’obiettivo dello studio in questione, come spiega il biologo John Golobic, è quello di dare importanza alla questione del rispetto degli standard igienici, al fine di prevenire i frequenti pericoli di infezioni. A tal proposito gli autori dell’indagine hanno dichiarato che “non esistono, a quanto ci risulta, degli standard internazionali di igiene per le MRI, ogni ospedale sembra avere la propria organizzazione individuale”.

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