Circa il 10% dei fumatori decide volontariamente di non smettere di fumare perché teme di prendere preso, nonostante sia ormai risaputo che fumare nuoce gravemente alla salute (nel fumo di sigaretta, secondo l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, ci sarebbero almeno 55 sostanze cancerogene). Le stime ci dicono che smettere di fumare conduce in media ad un aumento di 10 chili di peso in 5 anni, sebbene l’aumento di peso non sia né sistematico né irreversibile.
In realtà, dietro al luogo comune secondo cui il fumo riduce l’appetito, tenendo il peso sotto controllo sembra esserci un fondo di verità. A dimostrarlo è un recente studio scientifico condotto dai ricercatori dell’Università Harokopio di Atene e presentato al congresso internazionale organizzato dalla European Respiratory Society (ERS).
Secondo questo studio un fumatore assume in media 152 calorie in meno a pasto rispetto ad un non fumatore. In altre parole, l’entrata di calorie per pasto in un fumatore risulta essere più bassa.
I ricercatori sono giunti a questo risultato arruolando 14 soggetti fumatori e conducendo con il loro aiuto un doppio esperimento: i partecipanti, in giorni diversi, sono stati invitati a partecipare ad un ricco buffet, costituito da prelibatezze dolci e salate; al primo buffet i partecipanti hanno avuto l’obbligo di astenersi dal fumare sigarette per tutto il giorno, al secondo potevano invece fumare. I ricercatori hanno osservato che, posti di fronte allo stesso buffet dopo un giorno d’astinenza, i partecipanti attingevano maggiormente alle pietanze proposte.
La conferma dell’effetto anoressizzante della nicotina si è avuta anche tramite analisi del sangue, con cui si è osservato che alla sigaretta corrisponde una riduzione della concentrazione dell’ormone della fame, la grelina, la quale si trova generalmente in alte concentrazioni prima del pasto; la grelina viene prodotta da una parte dello stomaco, chiamata antro gastrico, e agisce a livello del sistema nervoso centrale.