All’Ospedale Policlinico di Milano è stato effettuata un’operazione davvero particolare: un trapianto di rene “ringiovanito”, il primo in Italia.
Il paziente, un uomo di 53 anni della provincia di Sondrio, era affetto da una grave e rara malattia ereditaria o genetica, chiamata policistosi renale (nota anche come malattia del rene policistico o ADPKD) che trasforma entrambi i reni in un ammasso di cisti, le quali, crescendo in numero e dimensione col passare del tempo, comprimono il tessuto renale e compromettono la funzione renale, determinando insufficienza renale, dolore lombare, micro o macro ematuria; il paziente da due anni aspettava il momento del trapianto. Finalmente, nel mese di luglio, si trovano dei reni compatibili, appartenenti ad uomo anziano deceduto all’età di 83 anni, che però, a causa dell’età avanzata, potrebbero non essere totalmente funzionali.
Per questo, dopo scrupolose valutazioni (tra cui il controllo dei parametri dell’organo), si è deciso di sottoporre il rene a un trattamento di “ringiovanimento”, attraverso l’utilizzo di macchine per la perfusione renale (LifePort). Queste macchine, disponibili nella struttura milanese grazie a una donazione dell’Associazione Bambino Nefropatico (ABN), servono generalmente per preparare i reni di donatori piccoli al difficile intervento chirurgico.
Ma perché utilizzare questa tecnica anche su reni adulti? Perché queste macchine sono in grado di rendere il rene più efficiente (ricondizionato) e più adatto all’intervento, eliminando dall’organo da trapiantare le scorie che si sono accumulate nel corso della lunga vita del donatore.
L’intervento è andato bene e ha permesso di migliorare le possibilità di successo del trapianto, di ridurre il bisogno di dialisi nel periodo postoperatorio, di ridurre il periodo di degenza.
L’uomo, che ora sta bene ed è tornato a condurre una vita normale, ha dichiarato: “Ora chi mi incontra per strada lo dice anche di me: sembri ringiovanito. Sicuramente dimostro meno anni del mio nuovo rene”.
Laura Chiappa, direttore sanitario del Policlinico, ha dichiarato: “Questa tecnica consente di utilizzare organi che, finora, non erano stati ammessi nel circuito della donazione: questo potrebbe consentire di ridurre le attese per i pazienti che devono essere sottoposti a un trapianto. L’età del donatore non è più un problema, conta il ‘cuore’ di chi dona e la scelta di farlo”.