Per Fao e Oms il glifosato non è cancerogeno

Recentemente Fao e Oms hanno dichiarato che il glifosato, uno dei pesticidi maggiormente utilizzati in agricoltura, non sarebbe cancerogeno se assunto dall'uomo attraverso l'alimentazione.

Per Fao e Oms il glifosato non è cancerogeno

La Fao e l’Oms, nel corso di un recente meeting del Panel of Experts on Pesticide Residues in Food and the Environment hanno dichiarato che il glifosato, un pesticida a basso costo tra i più utilizzati al mondo, se assunto attraverso la dieta (infatti su diversi alimenti, frutta e verdura in particolare, possono rimanere residui di questo pesticida) non è cancerogeno. Questo sarebbe vero anche qualora la soglia sfiorasse i 2 mg per chilo di peso corporeo.

Si tratta di una notizia che ha suscitato molto stupore, soprattutto alla luce del fatto che la stessa Oms, attraverso l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), lo aveva classificato nel marzo 2015 come probabile cancerogeno per l’uomo, inserendolo nella categoria 2A, con la seguente motivazione: può essere in grado di danneggiare il DNA e causare tumori. Tuttavia, nonostante questo dietro-front, gli esperti non escludono totalmente le proprietà cancerogene del glifosato, ammettendo che in grandi quantità questo possa essere pericoloso perlomeno per chi vi è esposto, cioè agricoltori e persone che abitano nei dintorni dei campi in cui viene utilizzato.

Altra cosa che ha fatto molto discutere è che questa nuova posizione dell’Oms e della Fao è arrivata proprio qualche giorno prima della decisione della Commissione Ue sul rinnovo della licenza per l’uso del glifosato, decisione che potrebbe essere presa proprio questa settimana. Il rinnovo trova l’opposizione di diversi Paesi europei, tra i quali la Francia, la Svezia, l’Olanda e l’Italia. In particolare uno dei punti più discussi è il periodo di proroga della licenza, che potrebbe essere rinnovata per 10-15 anni.

Il leader dei Verdi europei perlomeno chiede alle imprese che vendono prodotti a base di glifosato di provare con dati reali che la sostanza non rientra nella categoria degli interferenti endocrini, con effetti negativi su sviluppo, crescita, riproduzione e altre funzioni nell’uomo e negli animali.

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