Il suicidio assistito rappresenta un grande nodo etico e morale per i medici di tutto il mondo, poiché comporta il lasciar morire un paziente senza intervenire attivamente per salvargli la vita, ma al contempo significa anche il rispettare le sue ultime volontà ed il diritto di disporre pienamente della propria stessa esistenza.
Se in Italia le parole “suicidio assistito” ed “eutanasia” sono ancora tabù, soprattutto in virtù dell’ingombrante background religioso del nostro Paese, viceversa in molti Stati d’Europa è possibile per un malato terminale “lasciarsi andare” sotto controllo medico o addirittura chiedere – ed ottenere – di poter avere il diritto di venire “ucciso con dignità“, per risparmiarsi la certezza di un futuro di atroci sofferenze che non gli lascerebbe comunque scampo.
Ma in Olanda, terra di frontiera per quel che riguarda la mediazione tra innovazioni mediche e condotta etica, presto potrà essere possibile ricorrere al suicidio assistito anche per coloro che non saranno affetti da alcuna patologia terminale, ma riterranno semplicemente concluso il proprio “ciclo esistenziale“.
La proposta ha fatto particolare scalpore in virtù del fatto che è stata avanzata dagli attuali ministri della Sanità e della Giustizia. In particolare all’interno del testo viene enunciato che: “Le persone che credono, dopo una seria riflessione, di aver completato la propria vita dovrebbero potervi mettere fine, a rigide condizioni, nella maniera dignitosa che ritengono opportuna“.
La proposta riguarda soprattutto gli anziani, ma non è stata strettamente specificata alcuna fascia d’età che caratterizzerebbe coloro che, qualora venisse approvata, potrebbero richiedere di mettere fine alle proprie sofferenze esistenziali. Il testo sul suicidio assistito ha suscitato l’immediata e dura reazione dei movimenti cristiani, e la stessa opinione pubblica è divisa in merito ad una sua possibile attuazione effettiva.
L’Olanda stessa fu il primo Paese al mondo ad approvare per legge l’eutanasia nel 2002 (in concerto con il Belgio) e, sebbene fosse inizialmente accessibile solo ai malati terminali, in tempi più recenti è stata “allargata” anche a coloro che lamentano insopportabili sofferenze psicologiche. Un percorso nella quale a breve potrebbe essere inglobato anche il suicidio assistito per “ciclo vitale finito”, oggi possibilità reale definita dai ministri promotori come “una richiesta crescente e legittima” da parte degli stessi cittadini olandesi.