A pochi anni dall’approvazione negli USA e in Europa dell’inibitore della tirosin chinasi di Bruton (BTK) ibrutinib, un nuovo grande passo è stato fatto per quel che riguarda la cura della leucemia linfatica cronica (LLC). Grazie ad un gruppo di ricercatori dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano, che ha di recente analizzato nell’ambito di uno studio scientifico il ruolo dei macrofagi nello sviluppo della leucemia linfatica cronica, arriva una nuova speranza per le persone malate di leucemia linfatica cronica.
La leucemia linfatica cronica è al momento il tumore del sangue più diffuso nel mondo occidentale (colpisce infatti ogni anno 10 persone su 100.000, specialmente gli appartenenti al sesso maschile e coloro che hanno superato i 60 anni di età); essa si caratterizza per l’accumulo di linfociti (globuli bianchi) di tipo B CD5+ maligni nel midollo osseo, nel sangue, nei linfonodi e in altri organi e, a livello di sintomatologia, nel 25% dei casi non sono presenti segni o sintomi (aspetto che contribuisce a rendere questa malattia ancora più infida).
La ricerca in questione, pubblicata sulla nota rivista scientifica “Cell Reports”, ha dimostrato che i macrofagi, cellule del sistema immunitario deputate alla difesa dell’organismo dalle infezioni, anziché combattere gli “aggressori”, ovvero le cellule tumorali, le alimentano, favorendone la crescita.
Maria Teresa Sabrina Bertilaccio, ricercatrice presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele e professore a contratto dell’Università Vita-Salute San Raffaele, ha spiegato: “Abbiamo studiato lo sviluppo della leucemia in vari modelli sperimentali, osservando che la malattia non progredisce o addirittura regredisce in assenza dei macrofagi”.
I ricercatori hanno dunque identificato, anche grazie al prezioso sostegno finanziario dell’Associazione Italiana per la Ricerca contro il Cancro (Airc), nuove strategie per colpire l’interazione dei macrofagi con le cellule leucemiche, attraverso l’inibizione della molecola CSF1R, presente sulla superficie dei macrofagi.
I farmaci per la cura di questo tumore basati sulle evidenze della nuova ricerca scientifica sono in via di sperimentazione.