Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa progressiva, dalle cause ancore non note, che compromette alcune funzioni, quali il controllo dei movimenti e dell’equilibrio. In Italia sono ben 230mila le persone colpite dalla malattia.
La malattia si presenta soprattutto nelle persone con 58-60 anni di età.
Un team di ricercatori del Centro per la malattia di Parkinson e i disturbi del movimento del “Pini – CTO” di Milano ha annunciato una nuova e sorprendente scoperta: un legume, la mucuna pruriens, nota pianta angiosperma dalle proprietà afrodisiache, potrebbe essere usato come trattamento per ridurre i sintomi del morbo di Parkinson proprio come il farmaco levodopa.
La scoperta è stata presentata nel corso del convegno “Parkinson oggi”, organizzato lo scorso 26 novembre dall’Associazione Italiana Parkinsoniani (AIP), fondata nel 1990.
Lo studio è stato condotto in Bolivia, valutando le capacità di movimento dei pazienti dopo 90 e 180 minuti dall’assunzione della mucuna pruriens. I principali risultati ottenuti sono stati i seguenti:
- – la capacità di movimento dei pazienti che hanno assunto questo legume era superiore a quella di coloro che avevano invece assunto i tradizionali farmaci, sia dopo 90 sia dopo 180 minuti;
- – la mucuna pruriens risultava efficace prima e più a lungo dei tradizionali farmaci;
- – la mucuna pruriens era tollerata dai pazienti meglio dei farmaci.
I frutti di questa pianta, prima di essere somministrati ai pazienti, sono stati saltati in padella e poi triturati.
A dimostrazione di come la mucuna possa cambiare la vita dei malati di Parkinson è stato registrato e diffuso un video che racconta la storia di Jahiro, un uomo di 38 anni, da ben 20 anni malato di Parkinson.
Gianni Pezzoli, presidente dell’Associazione Italiana Parkinsoniani (AIP), ha dichiarato: “L’impiego della mucuna pruriens deve essere inteso come un’importante opportunità per trattare i pazienti con malattia di Parkinson in quei Paesi in cui le terapie farmacologiche risultino troppo costose per i sistemi sanitari nazionali e per i malati stessi. Va ricordato, invece, che in Italia, dove le terapie farmacologiche tradizionali sono disponibili gratuitamente grazie al Servizio Sanitario Nazionale (SSN), non è necessario indirizzare i pazienti verso questo tipo di terapia”.