Il Morbo di Crohn o Malattia di Crohn è una malattia definita autoimmune che provoca un’infiammazione cronica dell’intestino (in genere dell’ultima parte dell’intestino tenue e del colon); questa infiammazione può interessare qualsiasi parte del tratto gastrointestinale e colpisce soprattutto i giovani adulti. La sua incidenza è pari a 3-4 casi ogni 100.000 abitanti. I sintomi principali sono dolori addominali, diarrea, vomito, cefalea, perdita di peso corporeo, eruzioni cutanee e febbre. Le cause della malattia non sono ancora ben note; si suppone che a causarla possano essere svariati fattori ambientali e genetici.
Le fistole perianali (aperture tra intestino e cute vicino all’ano) e gli ascessi rappresentano solo due delle complicanze della malattia; relativamente alle fistole perianali, c’è una probabilità piuttosto alta (pari al 70-80%) che queste non rispondano ai trattamenti tradizionali.
Un recente studio internazionale, pubblicato sulla rivista The Lancet e coordinato dal prof. Silvio Danese, responsabile del Centro per le malattie infiammatorie croniche intestinali di Humanitas e docente di Humanitas University, ha scoperto una nuova cura efficace e alternativa alla chirurgia, ai trattamenti con immunosoppressori sistemici, antibiotici, cortisonici o inibitori del fattore di necrosi tumorale (anti TNF).
La nuova cura si basa sull’uso locale di cellule staminali mesenchimali da tessuto adiposo (Cx601), le quali rilasciano intorno a sé sostanze in grado di modulare l’attività del sistema immunitario e quindi dell’infiammazione (per questo vengono considerate anche delle cellule immunoregolatorie). In altre parole rilasciano sostanze che contribuiscono ad una rapida guarigione della ferita, controllando contemporaneamente i processi infiammatori. Questo tipo di cellule si trova soprattutto nel midollo osseo.
L’efficacia della nuova cura è stata testata su ben 107 persone affette dalla malattia di Crohn con fistola perianale, ai quali sono state iniettate cellule Cx601. Dopo 24 settimane i ricercatori hanno osservato nel 50% dei pazienti la completa cicatrizzazione delle fistole e la totale tolleranza del trattamento.