Menopausa anticipata a causa dell’esposizione ai PFAS

Secondo un recente studio condotto presso l'University of Michigan School of Public Health di Ann Arbor e pubblicato sul Journal of Endocrinology and Metabolism, la menopausa anticipata potrebbe essere favorita dall'esposizione ai PFAS.

Menopausa anticipata a causa dell’esposizione ai PFAS

Un recente studio, pubblicato sul Journal of Endocrinology and Metabolism e condotto da un team di ricercatori della University of Michigan School of Public Health di Ann Arbor, ha dimostrato che l’esposizione a sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) è associata ad un aumento del rischio di menopausa anticipata.

Gli acidi perfluoroacrilici sono delle sostanze utilizzate in larga scala nel campo industriale, in particolare per rendere resistenti ai grassi e all’acqua materiali come tessuti, tappeti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti, padelle antiaderenti. Le classi di PFAS più comuni sono il PFOA (acido perfluoroottanoico) e il PFOS (perfluorottanosulfonato).

I ricercatori sono giunti a questo risultato dopo aver analizzato i dati di oltre 1.100 donne con età compresa tra i 45 e i 56 anni, a loro volta raccolti nell’ambito di un grande studio chiamato Study of Women’s Health Across the Nation, durato ben 17 anni. I ricercatori si sono concentrati in particolare sui dati inerenti la quantità di PFAS riscontrati nei campioni di sangue, mettendola poi in relazione con l’età della menopausa.

Ciò che è stato evidenziato è che le donne aventi concentrazioni maggiori di PFAS nel sangue sono entrate in menopausa circa due anni prima rispetto alle coetanee che presentavano livelli più bassi (in media a 50,8 anni rispetto a 52,8 anni). Il Prof. Sung Kyun Park, Sc.D. e M.P.H. presso la University of Michigan School of Public Health, ha spiegato: “Persino entrare in menopausa alcuni anni prima del previsto potrebbe avere un impatto significativo sulla salute cardiovascolare e delle ossa, sulla qualità della vita e sulla salute in generale delle donne”.

E ancora Ning Ding, autore principale dello studio e Ph.D. e M.P.H. presso la University of Michigan School of Public Health, ha commentato: “I PFAS sono ovunque. Una volta entrati nel corpo […] si accumulano nel tempo. A causa della loro persistenza nell’uomo e degli effetti potenzialmente dannosi sulla funzione ovarica, è importante aumentare la consapevolezza di questo problema e ridurre l’esposizione a queste sostanze chimiche”.

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