La lotta all’AIDS prosegue senza sosta, e proprio in questi giorni è giunta la notizia che i medici potranno ben presto contare su un nuovo alleato per la prevenzione dell’HIV: si tratta del Truvada, un farmaco antivirale messo in commercio dalla Gilead Sciences, utilizzato di norma dagli stessi sieropositivi per tenere il virus sotto controllo.
Il Truvada altro non è che la combinazione di emtricitabina (Emtriva) e tenofovir disoproxil furamato (Viread), due farmaci inibitori nucleosidici della transcrittasi inversa, l’enzima prodotto proprio dall’HIV che produce la manifestazione vera e propria dell’AIDS. In altre parole, inibendo quell’enzima si previene la possibilità che l’immunodeficienza umana si traduca nella temuta sindrome da immunodeficienza acquisita.
Tuttavia il Truvada non rappresenta una vera e propria novità nell’ambito della lotta all’AIDS, poiché il farmaco è stato ufficialmente approvato dalla FDA (Food and Drug Administration) già nel 2004, ovveosia ben 12 anni fa. Cos’è cambiato dunque da allora? Semplicemente il fatto che fino ad oggi, esso veniva utilizzato per il trattamento di pazienti già sieropositivi.
A partire dal 2012 si era iniziato ad utilizzare il Truvada per la Pr-EP, la profilassi pre-esposizione, allo scopo di controllare l’infezione, ed ora è infine arrivato il via libera per l’utilizzo di questo farmaco su pazienti sani ma a rischio di contagio.
I risultati delle sperimentazioni in tal senso sono infatti stati confortanti, poiché in caso di soggetti a rischio (ad esempio, persone sane che mantengono una relazione sessuale stabile con un partner sieropositivo) la somministrazione regolare di Truvada, sinergicamente all’utilizzo delle precauzioni tradizionali come l’uso del preservativo, si è dimostrata in grado di ridurre le possibilità di infezione fino ad oltre il 90%.
Fu la rivista Clinical Infectious Disease la prima a pubblicare, nel 2015, un articolo informativo riguardante le sperimentazioni su individui sani del farmaco a scopo di prevenire l’infezione da HIV. Sulle prime però, il comitato CHMP aveva manifestato il timore che i soggetti a rischio, sentendosi protetti grazie al Truvada, potessero abbandonare le precauzioni più basilari.
Tuttavia i risultati dello studio sono stati ritenuti positivi a tal punto da spingere le Autorità regolatorie ad approvare la somministrazione del farmaco antivirale su soggetti sani, probabilmente anche in virtù delle preoccupanti statistiche crescenti relative all’aumento di infezioni da HIV ed AIDS in tutto il mondo.