Longevità: la chiave è nel sistema immunitario

E' quanto emerso da un recente studio portato avanti da un team di esperti giapponesi: nei centenari ci sarebbe un aumento delle cellule immunitarie chiamate linfociti T CD4

Longevità: la chiave è nel sistema immunitario

Addio diete e regolare attività fisica, ma sarebbe abolito anche il divieto di fumare e di consumare alcool: vivere a lungo non dipende da uno stile di vita sano. E’ quanto è emerso da una ricerca condotta dal Riken Center for Integrative Medical Science e dalla Keio University School of Medicine in Giappone: uno dei segreti per vivere molti più anni dell’età media è nel sistema immunitario che, nei casi degli ultracentenari, appare come rafforzato e sicuramente unico nel suo genere.

Jeanne Calment, considerata la donna più longeva di sempre, è morta a 122 anni nel 1997; essa attribuiva la sua lunga vita all’olio di oliva, al vino ed al cioccolato. Anche la signora italiana Emma Morano, morta nel 2017 a 117 anni, correlava il suo secolo alla dieta, ma inoltre considerava estremamente benefico il fatto di non essersi mai risposata.

A quanto pare, però, entrambe avrebbero sbagliato l’interpretazione della loro vecchiaia: lo studio giapponese, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, attribuisce la longevità alla presenza di cellule immunitarie chiamate linfociti T CD4. Esse, che sembrano aumentare nei supercentenari, diventerebbero citotossiche, ossia potenzialmente in grado di combattere le cellule tumorale ed i virus che generano le infezioni.

La ricerca

I ricercatori, durante lo studio, avrebbero esaminato le cellule immunitarie di due gruppi di persone: uno di supercentenari ed un altro composto da persone tra i 50 e gli 80 anni. Dalla ricerca è emerso che, mentre il numero di alcune cellule immunitarie appariva inferiore nei soggetti appartenenti al primo gruppo, quello dei linfociti T non solo era approssimativamente uguale ma presentava anche un sottogruppo che risultava aumentato. Queste ultime cellule sono rappresentate dalle CD4: esse risultavano citotossiche, il che significa che potevano uccidere altre cellule, tra cui quelle tumorali.

Al fine di comprendere l’origine di tali cellule, il team, ha analizzato alcuni campioni di sangue scoprendo che molte di esse erano la progenie di una singola cellula antenata.

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