Nonostante l’avvio delle vaccinazioni, non è da escludere che il secondo anno della pandemia da Covid-19 sarà peggiore del primo. Tenendo conto del trend degli ultimi mesi, quest’anno la malattia potrà infatti uccidere un numero di persone maggiore rispetto al 2020.
A farlo presente durante una recente conferenza stampa tenutasi a Ginevra è stato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms. Ad allarmare non è solo il dramma che stanno vivendo paesi come Nepal, Sri Lanka, India, Vietnam, Thailandia, Cambogia ed Egitto, ma anche la situazione di altre realtà che nonostante gli sforzi per contenere i contagi, continuano a registrare un elevato numero di morti.
Il Ds dell’agenzia delle Nazioni Unite specializzata nelle tematiche di natura medico-sanitaria, non a caso ricorda che ad oggi le infezioni da Sars-CoV-2 hanno causato a livello planetario la morte di oltre 3,3 milioni di persone, di cui quasi 600mila all’interno degli Stati Uniti. Per mettere un freno a questa carneficina, l’unica soluzione sarebbe quella di cambiare paradigma, puntando su un mix di “misure di salute pubblica e campagne di vaccinazione”. Senza l’implementazione di adeguate contromisure, Tedros Adhanom Ghebreyesus fa presente che “il secondo anno di questa pandemia sarà molto più mortale del primo”.
Il rischio non sarebbe affatto remoto, ma frutto di una previsione realistica basata su due aspetti cruciali e potenzialmente devastanti. Più nello specifico a preoccupare è il proliferare di nuove varianti a cui si aggiunge l’insufficiente distribuzione di vaccini a livello mondiale. Ma non ci sarebbe solo questo. Conscio della portata di una malattia che non accenna a mollare la presa, il Ds rinnova il suo appello a non farsi prendere dalla frenesia.
In questo momento è più che mai necessario attenersi al buon senso, indispensabile per poter mettere in atto provvedimenti capaci di arginare il dilagare dei contagi. Da qui pur comprendendo il punto di vista di alcuni Paesi che vorrebbero vaccinare i bambini e gli adolescenti, conclude esortandoli “a riconsiderare la scelta e a donare invece i vaccini al programma Covax”, creato con l’intento di garantire una disponibilità più equa di vaccini a livello globale.