L’OMS cerca il paziente zero italiano: sarebbe una donna già positiva a novembre 2019

Un team dell’OMS che studia le origini del Covid-19, sta approfondendo il caso di una donna che con ogni probabilità risultava positiva già a novembre 2019. Al momento si sospetta che sia proprio lei l’irrintracciabile paziente zero italiano.

L’OMS cerca il paziente zero italiano: sarebbe una donna già positiva a novembre 2019

Per settimane si cercò di trovarlo, almeno fino a quando le autorità non compresero che individuare il paziente zero italiano sarebbe stata un’impresa ardua se non impossibile. Alla fine si preferì spostare l’attenzione su Mattia Maestri, il paziente uno di Codogno che il 20 febbraio 2020 raggiunse l’ospedale in preda a febbre e ad una brutta polmonite. 

Da allora la pandemia si è rapidamente diffusa sia in Italia che nel resto del mondo. E con il trascorrere dei mesi, le autorità sanitarie si sono presto convinte che il virus circolasse un po’ ovunque già da diverso tempo. Anche in Italia la comparsa del Coronavirus sarebbe da retrodatare di diverse settimane, ragion per cui è logico credere che la malattia fosse ben presente all’interno del territorio nazionale già alla fine del 2019.

Ora, a distanza di un anno e mezzo, un team di ricercatori dell’OMS sta cercando di comprendere quale sia stata l’origine e il percorso del Covid. Ci si è quindi focalizzati sulle banche del sangue di diversi Paesi, dove sarà necessario esaminare i campioni risalenti alla fine del 2019 in cui sono presenti anticorpi contro il coronavirus. Il loro interesse si è anche concentrato sull’Italia e in particolar modo su di una donna di 25 anni di Milano, che a quanto pare sarebbe stata contagiata a novembre 2019, quindi ben prima dell’esplosione ufficiale dei casi.

Come riportato dal Daily Star, al momento la squadra di scienziati non ha idea della sua identità, in quanto il medico che l’aveva in cura sarebbe nel frattempo deceduto. La misteriosa donna italiana avrebbe però raggiunto un ospedale di Milano, lamentando mal di gola e lesioni cutanee. Sei mesi dopo, studiando il suo campione di epidermide, erano state rilevate tracce del virus. Tutto ciò lascerebbe dunque intendere che il Coronavirus circolasse ben prima di dicembre 2019 e non solo all’interno del mercato ittico di Wuhan. 

Secondo il Wall Street Journal, sia il Policlinico di Milano che l’Università degli Studi di Milano non avrebbero nessun dettaglio utile alle indagini. Resta però il fatto che Raffaele Gianotti, il dermatologo che ha curato la giovane paziente, è venuto a mancare dopo aver effettuato una serie di esami sul campione di epidermide della donna. Ai suoi studi ha partecipato anche il dott. Massimo Barberis che non ha però saputo far luce sull’identità della donna, un aspetto chiave che potrebbe però fornire una svolta alla difficile ricostruzione della cronologia delle infezioni.

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