Lo studio indiano che riscrive le conoscenze sul Covid: “I malati non sono contagiosi”

Secondo gli scienziati che hanno preso parte a questo studio, la stragrande maggioranza dei soggetti infettati dal Covid-19 non sarebbe affatto contagiosa; la propagazione è da attribuire invece ai “superdiffusori”.

Lo studio indiano che riscrive le conoscenze sul Covid: “I malati non sono contagiosi”

Pubblicato qualche giorno fa sulla rivista Science, lo studio indiano che ha analizzato l’evoluzione del Coronavirus rischia di mettere in discussione tutte le nostre conoscenze riguardanti la diffusione della pandemia. Un gruppo di scienziati del Center for Disease Dynamics, Economics and Policy di Nuova Delhi, analizzando le catene di trasmissione del virus nell’Andhra Pradesh e Tamil Nadu, due stati federati del Paese che insieme contano circa 128 milioni di abitanti, ha potuto appurare che la maggior parte dei soggetti infettati dal Coronavirus non è affatto contagiosa.

Analizzando i dati in loro possesso, hanno dovuto concludere che solo una ristretta cerchia di malati sarebbe responsabile della diffusione della malattia. Più nello specifico, solo l’8% di costoro ha dimostrato di avere una carica virale tale da poter infettare un soggetto sano. Per Ramand Laxminarayan, uno degli autori dello studio, questa categoria definita di superdiffusori, “è stato responsabile del 60% delle infezioni secondarie. Sospettavamo di un fenomeno di super diffusione, ma queste proporzioni sono totalmente inaspettate”.

A fronte di questi soggetti particolarmente contagiosi, ad incrementare la diffusione del virus esistono altri fattori. A finire nel mirino troviamo il sovraffollamento e i contatti ravvicinati, tutti comportamenti contrari alle norme che impongono il distanziamento sociale. Da qui se risulta che il 70% dei malati non ha mai infettato nessuno, da monitorare con più attenzione sarebbero soprattutto i contatti tra parenti: non a caso solo nel 2,6% dei casi il contagio avviene nelle comunità, mentre i contatti con i familiari sono associati al 9% delle infezioni.

Lo studio è entrato anche nel merito dei bambini, il cui ruolo ha trovato ampio risalto all’interno della letteratura medico-scientifica internazionale. Dalle loro ricerche è emerso che i più piccoli, oltre a potersi ammalare, possono anche contagiarsi tra di loro. Inoltre non troverebbe conferma la convinzione secondo cui sarebbero più immuni rispetto agli adulti.

L’analisi dei contagi ha permesso di appurare che “nei contesti a basso reddito o con risorse limitate, i bambini hanno costituito circa un terzo dei casi positivi”. Su questo aspetto i ricercatori indiani hanno però precisato che prima di arrivare a dei giudizi definitivi, sarebbe opportuno disporre di ulteriori dati che permettano di determinare quale sia la loro reale capacità di trasmissione virale.

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