Il numero di persone che decide di abbracciare uno stile di vita vegano o un’alimentazione vegetariana è in crescente aumento. L’incremento di vegetariani e vegani è legato principalmente all’aumento della probabilità di sviluppare il cancro associata ad un consumo eccessivo di carne rossa.
I dati raccolti nel 2019 ci dicono che in Italia circa il 5% della popolazione si dichiara vegetariana e l’1,9% vegana. La maggioranza dei vegani rientra nella fascia di età che va tra i 18 e i 24 anni; la maggioranza dei vegetariani invece ha un’età compresa tra i 35 e i 44 anni.
In molti però si chiedono se tale stile di vita sia naturale oppure no. Un recente articolo pubblicato sulla rivista “The Conversation” ci dimostra che l’uomo è naturalmente onnivoro. Secondo Paul Palmqvist Barrena, professore di Paleontologia all’Università di Malaga (Spagna) e autore principale dell’articolo, adottare un’alimentazione vegana non fornisce l’apporto minimo giornaliero di ferro, che equivale a 1,5 mg.
Inoltre, integrare il ferro con le pastiglie non può essere paragonato al ferro che si assimila mangiando un buon filetto di manzo o di tonno. La spiegazione sta nel fatto che, nel lungo termine, questa pratica potrebbe compromettere il corretto funzionamento dei reni. Il ferro assunto attraverso gli integratori, infatti, non viene completamente assorbito dal nostro organismo e deve essere pertanto eliminato, sottoponendo i reni a un duro sforzo.
Ma c’è anche un altro motivo che spiega perché l’uomo non è fatto per essere vegetariano o vegano. Il motivo è che il corpo umano, nel corso dei millenni, si è adattato ad una dieta mista e onnivora e quindi convertirsi in erbivori potrebbe, in alcuni casi, farci addirittura male. Ad esempio, il colon umano è corto e ciò fa sì che il cibo ingerito transiti più velocemente attraverso l’apparato digerente, rendendo più difficile l’assorbimento degli alimenti ricchi di fibra.