Le apnee notturne causano vuoti di memoria. Lo studio

Un team di ricercatori della Rimit University di Melbourne ha dimostrato l'esistenza di un legame tra apnee ostruttive del sonno (OSAS) e vuoti di memoria.

Le apnee notturne causano vuoti di memoria. Lo studio

Secondo un recente studio condotto dalla Rimit University di Melbourne, pubblicato sul Journal of the International Neuropsychological Society, le apnee ostruttive del sonno o OSAS (Obstructive Sleep Apnea Syndrome), possono mettere a rischio le capacità di memoria.

Queste apnee, infatti, sono caratterizzate dall’interruzione parziale o totale del flusso aereo delle vie respiratorie, che può durare dai 10 ai 60 secondi e che, secondo questa ricerca, sarebbero responsabili dei vuoti di memoria.

Lo studio

I ricercatori hanno analizzato e paragonato la memoria di alcuni pazienti con OSAS non trattata e la qualità della loro memoria semantica, che permette di ricordare, per esempio, i nomi dei propri compagni di scuola, e quella episodica, che permette di ricordare, per esempio, il primo giorno di scuola.

Leonardo Cocito, Professore Associato di Neurologia dell’Università di Genova, responsabile del Centro di Fisiopatologia del Sonno, ha spiegato: “La memoria episodica è la prima a essere compromessa nella demenza di Alzheimer. La memoria semantica è invece più resistente, tanto è vero che un soggetto con malattia di Alzheimer iniziale può talora continuare a svolgere attività professionali anche impegnative, perché in tali situazioni utilizza per lo più appunto la memoria semantica”.

Allo studio hanno partecipato 44 adulti che soffrono di apnee notturne e 44 adulti sani per valutare la capacità di richiamare alla memoria alcuni tipi di ricordi autobiografici (infanzia, prima età adulta e vita recente). I risultati hanno evidenziato che le persone con apnee ostruttive del sonno avevano ricordi troppo generici: 52,3% rispetto al 18,9% del gruppo di controllo. 

L’uso di macchine CPAP, Continuous Positive Airway Pressure, per il trattamento dell’OSAS ha dimostrato di migliorare alcuni dei deficit cognitivi legati alla condizione. Si tratta sostanzialmente di un piccolo ventilatore che non permette alle pareti “soffici” delle prime vie aeree (palato molle, faringe, lingua, epiglottide) di “collassare” durante il sonno. Questo evita la comparsa dei disturbi respiratori del sonno, il russamento e soprattutto le apnee notturne. 

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