Latte d’asina: integratore del latte materno per i bambini prematuri

Il latte materno con fortificatori a base di latte d'asina, oltre ad essere simili a quello umano, è meglio tollerato dai bambini prematuri e permette di ridurre i casi di vomito e ristagno biliare.

Latte d’asina: integratore del latte materno per i bambini prematuri

Nel 2017, su 464mila bambini venuti al mondo, l’8% è nato prima del termine. Il latte è il primo alimento dell’essere umano, ma il latte che deve essere dato ai neonati prematuri deve essere necessariamente più nutriente e ricco di proteine; spesso però queste proteine non sono perfettamente tollerate da un intestino comunque più delicato rispetto a quello dei neonati a termine. Da qui nasce l’esigenza di cercare una tipologia di latte che possa essere ben tollerata.

Secondo uno studio condotto dall’Ospedale S. Anna di Torino e dal Cnr-Ispa di Torino, pubblicato sulla rivista Journal of Pediatric Gastroenterology and Nutrition, il latte d’asina, considerato da sempre il più simile a quello umano per composizione proteica, glucidica, lipidica, potrebbe rappresentare una soluzione.

Lo studio

Lo studio, durato ben 24 mesi, ha preso in considerazione 156 nati prematuri, venuti alla luce prima della trentesima settimana di gravidanza e con un peso al di sotto degli 1,5 chili. A metà di loro è stato somministrato per 21 giorni latte umano con un fortificatore a base di latte d’asina; l’altra metà ha ricevuto invece il latte standard a base vaccina.
I fortificatori a base di latte d’asina altro non sono se non concentrati di latte d’asina, ottenuti tramite un processo di ultrafiltrazione, nel rispetto della normativa vigente in materia di alimenti per infanzia e di sicurezza microbiologica.

Il latte d’asina utilizzato per lo studio è stato fornito da due allevamenti piemontesi (Asilait e Gro Azou) e dall’allevamento Monte Baducco in Emilia Romagna.

I risultati dello studio hanno dimostrato che i casi di intolleranza alimentare (vomito, ristagno biliare nello stomaco…) erano 2,5 volte inferiori nei neonati alimentati con il latte d’asina. Il follow-up dei piccoli pazienti è ancora in corso ed è previsto sino all’età scolare.

Enrico Bertino, direttore della Terapia Intensiva Neonatale dell’Università di Torino e autore dello studio, ha spiegato: “La riduzione dei segni di intolleranza alimentare in questi neonati estremamente fragili è di grande importanza per permettere un più precoce raggiungimento della capacità autonoma di alimentazione al seno e, quindi, per favorire, complessivamente, il loro faticoso percorso di recupero e di maturazione dopo la nascita pretermine. La possibilità di disporre, in futuro, di un integratore del latte materno più tollerato di quelli sinora utilizzati, a base di latte vaccino, può aprire nuove prospettive per la salute a breve e a lungo termine di questi bambini”.

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