Nelle formule utilizzate per produrre alcune tipologie di latte artificiale, il contenuto di zucchero utilizzato è addirittura doppio rispetto alle tanto bistrattate bibite gassate. Ad arrivare a documentarlo è stato un gruppo di tre ricercatori guidati da Gemma Bridge della Leeds Business School della Leeds Beckett University. “Abbiamo studiato il contenuto di zucchero di 212 prodotti lattiero-caseari disponibili in commercio per lattanti di età inferiore ai tre anni. I prodotti venivano venduti nei supermercati di 11 Paesi” ha esordito l’autrice principale dello studio pubblicato su Nature.
Dopo aver registrato quello che è il contenuto di zucchero indicato sulle etichette nutrizionali, il quantitativo è stato messo a confronto con le composizioni medie del latte materno. Tenendo poi a mente quelle che sono le linee guida sul consumo di zucchero, si è scoperto che oltre la metà dei prodotti analizzati conteneva un quantitativo superiore a 5 grammi di zucchero per 100 ml. In alcuni casi la quantità ha superato i 7,5 grammi, un valore superiore rispetto a quanto raccomandato dalle autorità europee.
Bisogna quindi dedurre che in molti dei campioni analizzati, il contenuto di zucchero è arrivato a superare il doppio di quello presente nelle bevande gassate, per le quali esiste in diversi paesi una tassazione volta a limitarne il consumo. Ma oltre alla questione sugar tax, la ricerca ha aperto un fronte di discussione per quanto riguarda l’intelligibilità e la confrontabilità delle etichette informative. In alcuni casi il quantitativo di zucchero è stato infatti espresso per 100 grammi di prodotto, in altri per 100 kcal.
Oltre a ciò, le conclusioni della suddetta analisi hanno dato adito ad altri spunti di riflessione. Così come previsto dall’OMS, è utile rammentare che tutti i sostituti del latte materno non possono essere promossi durante l’allattamento. L’obiettivo di questo provvedimento è quello di stimolare l’allattamento al seno per i primi sei mesi di vita del neonato, a tutto vantaggio del suo sistema immunitario.
La ricerca in questione, ha però dimostrato che con delle strategie di marketing subdole e scorrette, il divieto viene raggirato riportando sulle etichette foto di neonati o di peluche, espedienti che di fatto invogliano all’acquisto di tali prodotti. Ne consegue che le autorità dovrebbero vigilare e colmare il vuoto normativo di un settore cruciale per la crescita di coloro che non possono essere allattati al seno. Lo zucchero infatti, essendo dolce, crea dipendenza, comportando con il tempo la possibile insorgenza di patologie dentali, obesità e diabete di tipo 2.