Fino a non molto tempo fa, si pensava che l’asma colpisse soprattutto chi vive in città. In fondo, l’idea che, se si vive in città, rispetto alla montagna o alla campagna, o comunque in zone giudicate “pure” , la propria salute e il proprio stile di vita siano migliori, è cosa abbastanza radicata.
Uno studio, più precisamente quello del Journal of Allergy and Clinical Immunology , ha invece rivalutato questa teoria. Indubbiamente la qualità del posto dove si vive può essere importante, ma di certo non basta ad evitare alcune problematiche, come appunto l’asma, che a quanto pare non dipende dalla città ma dalla etnia e dalla situazione economica.
Prima di tutto, bisognerebbe capire cosa è l’asma. Questa malattia, tende a colpire le prime vie respiratorie, provocando difficoltà a respirare, continui starnuti, astenia e altre problematiche. Fino ad oggi, si pensava che, vivere in città, in situazioni urbane “gonfie” di smog, fabbriche, macchine e via dicendo, potesse acutizzare e favorire lo sviluppo di questa problematica, eppure questa ricerca mette in dubbio tutto.
Analizzando i dati forniti dalla Clinica notiamo come in realtà, sul campione preso in esame, a favorire l’asma siano principalmente la predisposizione genetica, allergie, infezioni, dieta, condizioni igieniche e chiaramente, anche l’inquinamento dell’aria.
Se valutiamo i fattori, uno ad uno, è facile intuire come, sulla predisposizione genetica non si possa intervenire in nessun modo, da qui appunto, l’idea che una etnia sia più soggetta rispetto ad altri. Per quanto riguarda gli altri fattori, sono tutti riconducibili al discorso “reddito-economico”, poichè, più una etnia, una popolazione, una persona è “povera” o con basse disponibilità economiche, più è meno attenta alla dieta, ha minori possibilità di condizioni igeniche appropriate e ovviamente è più soggetta alle infezioni. Lo studio ha notato come , tra i giovani nord-Africani ad esempio, la possibilità di ammalarsi di asma sia molto maggiore rispetto ai giovani Portoricani, a prescindere se residenti in zone rurali o in città.
Indubbiamente uno studio che rivaluta tutto, effettuato tra l’altro su un campione molto vasto, visto che ha compreso ben 23 mila bambini di età compresa tra i 6 e i 17 anni presi in zone di residenza diverse.