Potrebbe sembrare strano, ma la psicopatia non è formalmente riconosciuta come un vero e proprio disturbo mentale nei principali manuali diagnostici di psichiatria, inclusi quelli più autorevoli, come il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali(DSM-5), una sorta di “bibbia” per gli specialisti in campo clinico. Lo stesso vale per il termine sociopatia, spesso usato come sinonimo di psicopatia nel linguaggio comune, nonostante esistano differenze significative tra le due condizioni. Entrambi i termini evocano immagini di individui disturbati e pericolosi, ma la percezione popolare tende a ritenere la sociopatia meno allarmante della psicopatia. Se venissimo posti davanti alla domanda “chi ti spaventerebbe di più, un sociopatico o uno psicopatico?“, la maggior parte delle persone probabilmente opterebbe per il secondo. Questa convinzione è influenzata in gran parte dai media, dai film e dalla narrativa popolare, dove i personaggi descritti come psicopatici sono spesso rappresentati come individui privi di scrupoli, capaci di commettere crimini violenti.
Nonostante questa percezione, psicopatia e sociopatia sono entrambe classificate come tratti antisociali della personalità, che condividono molte caratteristiche, ma differiscono in alcuni aspetti chiave. A chiarire nel dettaglio queste differenze sono stati due scienziati australiani, Bruce Watt e Katarina Fritzon, professori associati di Psicologia presso l’Università Bond del Queensland. In un articolo pubblicato su The Conversation, i due studiosi spiegano come spesso i termini vengano usati in modo intercambiabile, sia dagli esperti che nella vita quotidiana, creando confusione anche nei contesti clinici. Un esempio eclatante di questa confusione è il celebre personaggio del dottor Hannibal Lecter, protagonista del romanzo Il silenzio degli innocenti di Thomas Harris e successivamente del famoso film del 1991 diretto da Jonathan Demme.
Nel libro, Lecter viene descritto come un sociopatico, mentre nel film è invece rappresentato come un esempio classico di psicopatico. Secondo Watt e Fritzon, questa discrepanza riflette l’incertezza generale nel tracciare una linea netta tra le due condizioni. Ma cos’è che differenzia veramente uno psicopatico da un sociopatico? Secondo i due scienziati australiani, uno psicopatico è caratterizzato da un profondo disturbo antisociale della personalità, il che significa che non soffre di una condizione mentale come la schizofrenia o la depressione, bensì di una condizione cronica che lo porta a ignorare sistematicamente le norme sociali e i diritti degli altri.
Lo psicopatico è descritto come una persona priva di empatia, capace di manipolare e ingannare gli altri senza provare rimorso. Spesso si presenta con un fascino superficiale, utilizzato per mascherare la sua vera natura, ed è incline a comportamenti criminali e irresponsabili. Al contrario, la sociopatia, pur condividendo tratti simili, ha radici principalmente ambientali: il comportamento antisociale dei sociopatici è spesso il risultato di traumi infantili, abusi o situazioni familiari disfunzionali, piuttosto che di anomalie biologiche o genetiche. Una delle principali differenze risiede nel fatto che gli psicopatici presentano alterazioni cerebrali in aree del cervello legate alle emozioni, al controllo comportamentale e alla capacità di prendere decisioni.
Questo deficit spiega la loro mancanza di rimorso e la difficoltà a stabilire legami affettivi. I sociopatici, invece, sviluppano comportamenti antisociali principalmente a causa dell’ambiente in cui crescono. Di solito, le persone con tendenze sociopatiche possono sviluppare una sorta di coscienza sociale limitata e, sebbene violino le regole, non lo fanno sempre in modo deliberato e calcolato come accade con gli psicopatici. Inoltre, i sociopatici, sebbene possano essere imprevedibili e facilmente irritabili, non necessariamente manifestano la stessa freddezza calcolatrice e la ripetitività dei comportamenti violenti tipici degli psicopatici. Nonostante le differenze, entrambi i tratti condividono una predisposizione al comportamento antisociale, come evidenziato da numerosi studi.
Tuttavia, mentre la psicopatia è spesso legata a una maggiore propensione alla violenza fisica, la sociopatia tende a manifestarsi attraverso comportamenti meno pianificati e più impulsivi, spesso figli di un ambiente disfunzionale e violento. Lo psicopatico, quindi, nasce con una predisposizione genetica e biologica verso questo tipo di condotta, mentre il sociopatico è più il risultato delle esperienze di vita. Curiosamente, la ricerca continua a fornire nuove intuizioni su come riconoscere i segni della psicopatia. Un recente studio condotto da scienziati dell’Università del New Mexico ha dimostrato che i movimenti della testa potrebbero rivelare tratti psicopatici, suggerendo che alcuni comportamenti non verbali siano indicativi di questa condizione. Altri studi hanno identificato fino a nove comportamenti distintivi che possono aiutare a diagnosticare la psicopatia in una persona.
E non finisce qui: una ricerca dell’Università dell’Ontario, in Canada, ha rivelato una curiosa correlazione tra tratti psicopatici e la passione per auto rumorose, come quelle con marmitte modificate. Infine, secondo un’indagine condotta dall’University College di Londra, i bambini che non si lasciano contagiare facilmente dalle risate degli altri coetanei potrebbero avere un rischio maggiore di sviluppare tendenze psicopatiche nell’età adulta. In conclusione, la psicopatia e la sociopatia sono due condizioni complesse e affascinanti che spesso si intrecciano, ma che presentano differenze cruciali, in particolare per quanto riguarda le cause e il modo in cui si manifestano nel comportamento. Sebbene entrambe siano legate al disturbo antisociale della personalità, la psicopatia sembra avere una base più genetica e biologica, mentre la sociopatia è fortemente influenzata dall’ambiente.