La Cina si appresta a stampare pelle umana in 3D

Un gruppo di ricercatori cinesi capeggiati dal professor Wu Jun ha annunciato di poter essere in grado di stampare “pelle umana di ricambio”; sarà sufficiente attendere ancora due, al massimo tre anni.

La Cina si appresta a stampare pelle umana in 3D

Arriva direttamente dalla Cina una notizia alquanto sorprendente: alcuni ricercatori dell’ex impero celeste avrebbero annunciato di poter stampare pelle umana in 3D. Diventerebbe quindi una realtà il sogno di poter risolvere in tempi brevi i danni causati da lesioni o ustioni dell’epidermide: ne migliorerebbe la vita di molte persone ad oggi sfigurate da malattie o incidenti. 

Il professor Wu Jun, capo dei ricercatori nonché direttore dell’istituto Burns dell’Ospedale Southwester di Chonqging, ha però fatto notare come al momento la più grave difficoltà da affrontare sia rappresentata dall’inchiostro: per la stampa in 3D è infatti necessario realizzarne uno compatibile per l’applicazione sulla cute. La messa a punto al momento non risulta ultimata, ma dovrebbe concludersi entro i prossimi tre anni.  

A quel punto la stampa in 3D oltre a risolvere varie menomazioni in ambito medico, consoliderebbe il ruolo di protagonista della Cina, già capace di sfruttare questa tecnologia per concludere un intervento chirurgico su un soggetto paralitico. Per l’occasione i medici del Paese del Dragone si avvalsero per la prima volta al mondo di un impianto spinale stampato in 3D.

Nell’incontro con la stampa cinese, il dottor Jun ha anche avuto modo di far conoscere le future opportunità offerte da questa tecnologia. «Inizialmente utilizzeremo le stampanti per produrre arti artificiali, ma poi potremo sviluppare un numero maggiore di prodotti medici avanzati con l’utilizzo delle cellule staminali stampate in 3D”. Per il dottor Wu Jun raggiungere questo obiettivo «è solo questione di tempo».  

In ambito scientifico questa nuova tecnica di medicina rigenerativa viene definita con il termine di bioprinting. Grazie a tale ritrovato, per riprodurre organi e tessuti si potrebbe ricorrere alle cellule umane anziché a composti plastici. Ciò eviterebbe l’insorgere di dolori, complicazioni come rigetti e infezioni. Consentirebbe altresì di risolvere il problema delle cicatrici post-intervento, garantendo allo stesso tempo una più rapida guarigione.

Le potenzialità della stampa in 3D sarebbero talmente rilevanti da aver messo in moto anche gli scienziati statunitensi, già allo studio per comprendere se esista la possibilità di utilizzo di tale tecnologia anche in ambito cosmetico.

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