La carica virale della variante Delta è di almeno 1000 volte superiore al ceppo originario del Covid

Il virus di Wuhan diffusosi all’inizio del 2020 in tutto il mondo è niente rispetto all’attuale variante Delta, che secondo una ricerca pubblicata su "Virological", ha una carica virale 1260 volte più alta rispetto al ceppo originario del Covid.

La carica virale della variante Delta è di almeno 1000 volte superiore al ceppo originario del Covid

Come tristemente noto, la variante Delta sta diffondendosi a macchia d’olio ed è nei fatti la mutazione dominante a livello planetario. Rispetto ai ceppi finora osservati, gli scienziati hanno dovuto registrare una maggior contagiosità che le ha permesso di diffondersi ad un ritmo più elevato rispetto a quanto registrato in passato. 

Stando a quanto emerso da una ricerca cinese pubblicata su Virological, eseguita dal Centro provinciale di Guangdong per il controllo e la prevenzione delle malattie, rispetto alla variante Alfa o ex inglese che risultava essere più contagiosa del 50% rispetto al ceppo originario del Covid, la Delta o ex indiana ha dimostrato di essere ancor più trasmissibile nell’ordine di un range compreso tra il 40 e il 60%.

Oltre a ciò, anche il periodo di incubazione all’interno dell’organismo infettato risulta essere inferiore. In altre parole con la variante Delta il virus ha moltiplicato la sua capacità di replicazione, da qui la malattia si sviluppa in maniera più veloce, essendo rilevabile mediante tampone molecolare già dopo quattro giorni anziché i sei della versione “originaria” del Covid del 2020. 

Lo studio cinese ha poi permesso di appurare che nel caso della temibile mutazione Delta, la carica virale è in media 1260 volte maggiore rispetto a quella del primo Coronavirus dello scorso anno. Ciò spiega la sua maggior trasmissibilità ma soprattutto perché di fatto sia diventato il ceppo dominante un po’ in tutti i continenti. 

Sempre secondo quanto emerso da tale ricerca, la maggior contagiosità della variante Delta si manifesterebbe nelle fasi iniziali dell’infezione. Proprio in questi frangenti, il rischio di contagio a seguito di un contatto con un soggetto positivo sarebbe dunque molto elevato. Da qui si spiega l’aumento delle infezioni tra i giovani ma anche tra gli over 80 già immunizzati attraverso il vaccino. Di conseguenza se la carica virale dei contagiati è più potente di almeno 1.000 volte, la possibilità di esporsi al contagio è inevitabilmente molto più elevata, circostanza che induce a prestare molta più cautela nei rapporti interpersonali.

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