L’insonnia è un disturbo del sonno particolarmente diffuso, che può essere causato da vari fattori: dall’ansia allo stress, dalla depressione, all’eccesso di fumo o dal consumo di eccitanti prima di mettersi a dormire (caffè, bevande o prodotti contenenti teina), e persino dalla presenza di dispositivi elettronici vicini al luogo dove si sta cercando di addormentarsi.
Ma il tabloid britannico The Mirror ha recentemente proposto un metodo innovativo per riuscire a far fronte a questo disagiante problema, che non comprende l’assunzione di sonniferi, il consumo di camomilla (ricordiamo che, in alte dosi, può diventare eccitante e causare l’effetto opposto) o il tradizionale conteggio delle pecore.
Si tratta invece di puri e semplici esercizi di respirazione, che secondo l’inventore del metodo, sarebbero in grado di far addormentare qualcuno nell’arco di soli 57 secondi. Pure speculazioni, o realtà? Gli studi scientifici condotti in materia, sembrerebbero propendere per la seconda opzione. L’ideatore del metodo è infatti Andrew Weil, medico dell’Università di Harvard, e lo stesso sistema da lui congegnato si basa su precisi dati scientifici.
La tecnica in questione è relativamente semplice, ed è stata ribattezzata “4-7-8“, per via della durata di ogni sua singola fase (che va poi ripetuta per tre volte). Questo nuovo rimedio contro l’insonnia “made in Harvard” consiste nel mettersi comodi a letto, spegnere le luci ed inspirare profondamente per quattro secondi. Quindi, è necessario trattenere il respiro per 7 secondi, al termine dei quali inizierà la fase di espirazione, che dovrà durare otto secondi esatti. Dunque, come già detto: 4-7-8.
Totale 19 secondi, che moltiplicati per le tre sessioni di respirazione necessarie a far sì che il metodo funzioni, fanno esattamente 57 secondi. Meno di un minuto, e secondo Weil sarete in grado di farvi cullare dalle braccia di Morfeo. Il medico di Harvard ha poi spiegato i fondamenti scientifici di questa tecnica per combattere l’insonnia, sottolineando che la fase più delicata è la seconda: quando tratteniamo il fiato, permettiamo la corretta ossigenazione del corpo.
Per questa ragione, la seconda tappa (il 7) risulta essere fondamentale. Ma funzionerà davvero? I risultati ottenuti dalla sperimentazione suggeriscono di sì, quantomeno per buona parte di coloro che la mettono in pratica. Un primo gruppo di volontari che si sono offerti di testare questo metodo per combattere l’insonnia, ha infatti affermato di aver ottenuto risultati soddisfacenti, sebbene ovviamente non manchino le critiche del caso da parte degli scettici.
Certo, forse per combattere i casi d’insonnia più pesanti sarà necessario qualche sforzo in più, ma d’altronde è noto che la corretta gestione della respirazione possa fare miracoli per il controllo dello stress e dell’ansia, e per il rilassamento del corpo; una delle condizioni fondamentali per riuscire a farsi una buona dormita. E nel caso non dovesse funzionare, nessun problema: avrete speso meno di un minuto, ed avrete parimenti aiutato il vostro corpo ad ossigenarsi a dovere.