I ricercatori hanno sviluppato un innovativo esame del sangue in grado di rilevare il glioblastoma, la più comune e letale forma di neoplasia al cervello negli adulti, in meno di un’ora. Questo malessere è estremamente rapido a crescita, con un’aspettativa di vita media di circa 15 mesi dopo la diagnosi. Al momento, il glioblastoma è una patologia incurabile, ma recenti studi hanno aperto nuove prospettive per il trattamento.
Ad esempio, un vaccino a RNA messaggero sperimentale, sviluppato da scienziati dell’Università della Florida, ha mostrato di poter prolungare la vita sia nei pazienti umani che nei cani affetti da glioblastoma. In un altro caso, un uomo di 72 anni ha visto il suo brutto male al cervello scomparire grazie a un trattamento di immunoterapia basato su cellule CAR-T, sebbene si tratti di un singolo caso, il risultato offre speranza a molti. Inoltre, un gel sperimentale testato sui topi ha dimostrato di eliminare questo malessere nel 100% dei casi.
Alla luce di questi promettenti sviluppi, la possibilità di diagnosticare il glioblastoma rapidamente e precocemente, tramite un semplice esame del sangue, rappresenta un ulteriore passo avanti nella sconfitta contro questo malessere. Questo innovativo esame, ancora in fase sperimentale, è stato sviluppato da un team internazionale di ricercatori guidato da scienziati dell’Università di Notre Dame negli Stati Uniti. Il progetto ha coinvolto anche il Dipartimento di Medicina del Centro Medico dell’Università Vanderbilt e il Laboratorio di targeting dei tumori presso l’Olivia Newton-John Cancer Research Institute di Melbourne, Australia.
Il team, coordinato dal professor Hsueh-Chia Chang, docente di Ingegneria Chimica e Biomolecolare, ha focalizzato i propri sforzi sulle vescicole extracellulari (EV) o esosomi, minuscole strutture cellulari circondate da un doppio strato di lipidi che trasportano molecole come proteine e RNA tra le cellule. Queste vescicole possono contenere biomarcatori di tumori e altri malesseri, che i ricercatori possono identificare per fare una diagnosi.
Nel caso specifico del glioblastoma, il professor Chang e i suoi colleghi hanno cercato recettori del fattore di crescita epidermico (EGFR) sovraespressi in molte forme di neoplasia, incluso il glioblastoma. Questi recettori si trovano all’interno delle vescicole extracellulari, che possono essere isolate da un campione di sangue. Basandosi su questa scoperta, i ricercatori hanno sviluppato un biochip con un sensore elettrocinetico capace di rilevare la presenza di EGFR attivo legato agli anticorpi.
Durante i test è stato utilizzato un anticorpo monoclonale chiamato mAb806, che si lega a una specifica componente di questi recettori. Se l’esame rileva la presenza di biomarcatori del glioblastoma, si verifica uno spostamento del voltaggio, permettendo così di rilevare la presenza della neoplasia al cervello. “Questa strategia di rilevamento della carica riduce al minimo le interferenze comuni nelle attuali tecnologie di sensori, che utilizzano reazioni elettrochimiche o fluorescenza”, hanno spiegato i ricercatori in un comunicato stampa.
Il professor Chang ha sottolineato che il sensore elettrocinetico consente di fare cose che altre diagnosi non possono. “Possiamo analizzare direttamente il sangue senza necessità di pretrattamenti per isolare le vescicole extracellulari, poiché il nostro sensore non è influenzato da altre particelle o molecole”, ha dichiarato l’esperto. “Mostra un basso rumore di fondo, rendendo il nostro sistema più sensibile nel rilevamento di questo malessere rispetto ad altre tecnologie”, ha aggiunto. Oltre alla capacità di individuare il glioblastoma, il biochip si distingue anche per il suo basso costo, stimato in un paio di dollari, e per la sua potenziale modularità.
I ricercatori sperano infatti di poter adattare questo strumento per rilevare i segnali di altri malesseri, come patologie cardiovascolari, neoplasia al pancreas e demenza. I dettagli della ricerca, intitolata “An anion exchange membrane sensor detects EGFR and its activity state in plasma CD63 extracellular vesicles from patients with glioblastoma”, sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica (Communications Biology).